Se ne sono stati in silenzio tattico nel corso della campagna elettorale nel timore di perdere consensi ma ora rafforzati dal risultato che ha bloccato l’avanzata sovranista in Emilia Romagna, che resta saldamente la roccaforte rossa, i dem alzano il tiro, gonfiano i muscoli e lanciano la sfida impugnando la consueta bandiera buonista.

Elettrizzati dunque per la vittoria e soprattutto dall’ennesima catastrofe dei grillozzi ormai inesistenti il Pd passa all’incasso e apre ulteriormente le porte agli immigrati e al resto delle politiche sull’accoglienza spingendo l’acceleratore su ius soli e sulla stroncatura dei decreti sicurezza che pongono in capo al ministero dell’interno il potere di chiudere i porti alle navi delle Ong. E Bonaccini, governatore riconfermato, mette già le mani avanti e torna al vecchio cavallo di battaglia reclamando l’importanza della legge sulla cittadinanza che incredibilmente  in campagna elettorale si era guardato bene dal parlarne.

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Al riguardo come dimenticare gli interventi del governatore riconfermato nel corso del confronto elettorale che aveva toccato una valanga di temi ma, guarda il caso, sulla delicata questione ius soli aveva astutamente glissato in ogni occasione. Il rischio di toccare i fili dell’alta tensione era altissimo e Bonaccini non poteva permettersi di mostrare il fianco e magari inimicarsi gli stessi elettori di sinistra. Meglio dunque aspettare l’esito delle urne. Poi ci sarebbe stato tutto il tempo per tradire i compagni emiliani non particolarmente inclini allo ius soli. E così è stato.

Una accortezza diplomatica di falsità per ingannare l’elettorato, quella di Bonaccini, che stava clamorosamente saltando per causa del segretario Pd Zingaretti che in un intervento pubblico a Bologna a sostegno del governatore aveva toccato l’argomento ius soli facendo letteralmente  impallidire Bonaccini. Ma ora la battaglia è vinta e i buonisti tornano alla luce del sole con la consueta presunzione che li contraddistingue. Tuttavia meglio chi ricordino che l’Emilia Romagna non è l’Italia.

Senza esagerazioni possiamo comunque affermare – e non da oggi – che lo Ius soli sarebbe propedeutico per le iniziative delle forze di sinistra, dal Pd ai centri sociali. Forze pro-sbarchi indiscriminati che di fatto hanno un obiettivo molto chiaro: garantire ai nuovi arrivati con i barconi la cittadinanza e di conseguenza assicurare loro il diritto di voto. E a chi potrebbero dare la propria preferenza questi immigrati se non alla sinistra che gli ha spalancato le porte su tutti i fronti con l’aiuto delle Ong amiche? Non solo. Gli stessi diritti sarebbero assicurati a tutti i giovani nati in Italia da genitori stranieri, magari a loro tempo arrivati qui pagando scafisti e schiavisti senza scrupoli.

Insomma, i compagni con lo ius soli hanno guardato avanti nascondendo, quando lo ritengono opportuno e come spesso accade, l’aspetto esclusivamente interessato ai fini di consenso elettorale utilizzando la maschera dei buoni sentimenti, ostentando tolleranza e benevolenza. Strumenti che la sinistra utilizza con grande maestria criminalizzando chi non la pensa nello stesso modo. L’elemento sostanziale che sta quindi alla base dell’azione sinistrorsa è quella di evitare il confronto elettorale convinta che solo con il contributo degli stranieri potrà tentare di bloccare l’avanzata dei sovranisti.