I risultati del voto hanno confermato Bonaccini in Emilia-Romagna, mentre il governo della regione Calabria passa al centrodestra, dove a vincere è stata una coalizione guidata da Jole Santelli (Forza Italia). Santelli è la prima donna governatrice di una Regione meridionale.

Ecco i numeri: il governatore uscente Stefano Bonaccini (centrosinistra), che raccoglie il 51,4% dei consensi (4.485 su 4.520 sezioni scrutinate). La candidata del centrodestra Lucia Borgonzoni si ferma invece al 43,6%. Solo il 3,47% delle preferenze invece per il pentastellato Simone Benini.

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Un dato interessante emerge dalle coalizioni: quella di centrosinistra è al 48,7%, quella di centrodestra al 45,5%. A bocce ferme possiamo dire che a premiare Bonaccini sarebbe stato quindi anche il voto disgiunto e la preferenza secca nei confronti del candidato del centrosinistra. Per quanto riguarda le liste, il Pd rimane il primo partito al 34,59%, segue la Legaal 31,9%. Fdi è al 8,6%, Bonaccini presidente al 5,8%, Movimento 5 Stelle al 3,4%, Forza Italia al 2,7%.

Mentre dobbiamo registrare una vittoria larghissima del centrodestra in Calabria dove trionfa Jole Santelli che con 2.234 sezioni scrutinate su 2.420 incassa il 55,3% dei consensi, mentre Filippo Calippo (candidato civico appoggiato dal Pd e da una lista di centrosinistra) si ferma al 30,2%. Molto distaccati gli altri due protagonisti della corsa a quattro: Francesco Aiello, appoggiato dal Movimento Cinquestelle, è al 7,3% mentre Carlo Tansi, sostenuto da tre liste civiche, è al 7,1%.

Finita l’ubriacatura elettorale emerge comunque un elemento che si distingue tra tutti: lo schianto dei grillozzi che sono crollati, spenti, pressochè estinti sotto il peso delle loro menzogne, dei loro voltafaccia, dei loro tradimenti, della loro presunzione, della loro inettitudine e della loro profonda ignoranza. A punirli severamente e senza appello il loro stesso elettorato che ha finalmente capito di che razza sono le creature della ditta Grillo&Casaleggio: una infornata di volgari opportunisti – rappresentati in maniera straordinaria da quel voltagabbana di Giggino – che da movimentisti sono diventati i fedeli cani da guardia del palazzo. Quel palazzo che dovevano aprire come una scatola di tonno, così avevano promesso tra una pagliacciata e l’altra riempiendo le piazze.

Gli incompetenti stellati stanno facendo di tutto per mantenere in piedi un mal-governo nato da vergognosi intrallazzi – si sono alleati con il loro peggior nemico, il Pd, con il quale avevano detto non avrebbero mai accettato nessun tipo di rapporto –  evitando così di andare a elezioni anticipate e garantendosi così la poltrona ben pagata. La compagnia delle stelle cadenti sa bene che se dovesse cadere il governo tornerebbe dritta a  casa – dove molti di questi parvenu un vero lavoro neppure lo hanno – e la splendida Roma rimarrebbe soltanto un ricordo.

Senz’appello sono i dati: le regionali hanno letteralmente spazzato via i grilluti che in Emilia Romagna si fermano al 3,45% e in Calabria al 6,18%. E visto che la matematica non è una opinione  non ci sono dubbi sul fatto che la sentenza del paese sui “vaffa” è stata netta, impietosa, giusta.

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse  15-10-2019 - Roma Politica Camera dei Deputati. Informativa del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio sull’intervento della Turchia in Kurdistan. Nella foto  Luigi Di Maio Photo Vincenzo Livieri - LaPresse  15-10-2019 Rome Politics Chamber of Deputies. Foreign Minister Luigi Di Maio refers on Turkey's intervention in Kurdistan. In the picture  Luigi Di Maio

Tutti si sono resi conto della dura lezione  tranne però i diretti interessati, naturalmente fingendo spudoratamente che del resto è la cosa che gli riesce meglio. Vito Crimi – il gerarca minore, così lo aveva apostrofato il grande maestro di giornalismo Massimo Bordin di Radio Radicale – reggente dopo il passo indietro di Giggino, ha parlato di risultati inferiori alle aspettative ma che in Parlamento la maggioranza ce l’hanno ancora loro. Dichiarazione davvero imbarazzante, ridicola, in linea comunque con lo “spessore” del personaggio e di tutta la corte dei miracoli di stelle cadenti ormai in rovina.

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La disfatta è stata così vasta e di tali proporzioni che ha ridotto i grillozzi ai minimi termini sia in Emilia Romagna che in Calabria. Un risultato che segna il de profundis per il movimento, ossia  per il principale partito su cui si regge ancora il Conte-bis. Ora viene da chiedersi con quale faccia la squadra degli incompetenti abbia il coraggio di proseguire la legislatura. Si rendono conto che non rappresentano più nessuno ma non vogliono mollare. Forti, ancora per il momento, degli appoggi  del capo dei camaleonti Giuseppi e del presidente della Repubblica Mattarella si permettono di fare la voce grossa ma il loro tempo sta per scadere.

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Al di là di tali risultati resta il fatto che Salvini ha quindi fallito la spallata in Emilia Romagna che resta saldamente una roccaforte rossa con l’affermazione di Bonaccini che, per ora, tranquillizza di conseguenza un esecutivo perennemente traballante.

Inevitabilmente si allontana quindi il fantasma delle elezioni anticipate ma preoccupa all’interno della maggioranza il crollo del M5S. Mentre il Pd si sente adesso con il vento in poppa ed è pronto a rivendicare la sua posizione di forza e potrebbe mettere all’angolo lo stesso Giuseppi che rischia di ritrovarsi i dem più aggressivi in cerca di maggiore peso decisionale all’interno del governo e i grillazzi inviperiti e frustrati poichè si rendono conto di non avere futuro. Non a caso Zingaretti è stato chiaro affermando che adesso c’è un bipolarismo e si augura che i stellati se ne facciano una ragione. Insomma, il segretario dem non lascia grandi spazi e ora vuole essere lui a dare le carte facendo presagire una resa dei conti interna al governo in tempi rapidi. E come dargli torto?

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E non è escluso che la famigerata riforma della prescrizione di marca giustizialista a 5 stelle – mal sopportata dal Pd – possa essere la prima vittima del cambio degli equilibri dell’asse politico all’interno della maggioranza. Di più. Anche quel bambolotto di Bonafede, che malauguratamente ci ritroviamo al ministero della giustizia, potrebbe essere spazzato via facendo la fine del suo stesso partito di riferimento ormai diviso al suo interno e senza strumenti per contrastare i dem che detteranno la tabella di marcia.