Comunità islamiche in Italia

Alla domanda precisa “Condannate il terrorismo?” i rappresentanti religiosi delle comunità islamiche in Italia non danno quasi mai una risposta netta, tergiversano, non esprimono assolutamente una voce univoca di condanna nei confronti dell’Isis e di tutto quello che tale organizzazione criminale sta perpetrando in diverse parti del mondo.

C’è chi preferisce non pronunciarsi e dunque non esprime nessuna scelta di campo, oppure cè chi tenta di dribblare  portando la discussione lontano dall’argomento. C’è poi chi addirittura finge di non parlare l’italiano quando invece lo si è magari sentito colloquiare pochi secondi prima nella nostra lingua in maniera corretta dato che l’interessato vive in Italia da anni. Insomma, qualsiasi scusa è buona pur di non rispondere a una domanda che evidentemente li raggela:

 

I motivi di questo silenzio? Bene, il primo è che nei luoghi di culto islamici giustificano gli attacchi criminali, sono naturalmente dalla parte dei balordi e perciò ci detestano, ci odiano, disprezzano tutto quello che ci rappresenta. Ma nello  stesso tempo ci invidiano fortemente, inviano i nostri stili di vita, desiderano le donne occidentali, guardano come vanno vestite, come si muovono, comprendono la posizione che rivestono nella società al di là della famiglia. Sanno però che mai potranno averle, che mai potranno uscire dalla propria emarginazione. E allora sale la rabbia, la voglia di vendetta, l’istinto di uccidere: per loro siamo gli infedeli da sterminare. E basta. Però questi imam non ce lo vogliono dire… per adesso. Preferiscono il silenzio con la speranza un giorno di poter prendere il sopravvento qui, in casa nostra facendoci fuori tutti. Intanto si accontentano di essere presenti, di aver messo radici nel territorio “nemico” che di fatto gli ospita.

Tuttavia dobbiamo anche considerare che forse c’è qualcuno che vorrebbe magari pronunciarsi, spendere qualche parola ma ha paura. Paura di esporsi scatenando le ire  del fronte interno violento, criminale e assassino di cui conosce molto bene la determinazione e i metodi. Del resto fanno parte della stessa “famiglia”.

Al di là di tutto rimane la certezza che la maggioranza dei musulmani che vivono nel nostro Paese non vuole parlare nè di Isis, né di attacchi terroristici nella maniera più assoluta. Tantomeno vedremo uno di loro mostrare pietà o proferire una parola di solidarietà per i morti barbaramente ammazzati. Mai sentiremo  condannare le stragi  che hanno macchiato di sangue l’intera Europa.

 

In sostanza questa gente che  vive in Italia da anni nei fatti sostiene in diversi modi la Jihad, la guerra santa contro gli infedeli, e di conseguenza ne condividono gli obiettivi, costi quel che costi. E quando qualcuno di loro, esaltato dalla religione e dalla infinita ignoranza, decide di passare all’azione facendo bassa macelleria provocando morte e dolore la comunità si esalta, canta vittoria. Ma non fa trapelare nulla, l’omertà è assoluta. Tutto rimane nell’ombra.

E queste mine vaganti che ci ritroviamo tra noi, perchè di questo si tratta visto che quasi tutti costoro potrebbero essere potenziali killer, sono gli stessi che sostengono convinti  lo stato di schiavitù in cui deve essere costretta la donna, del resto fatti di cronaca lo raccontano spesso: senza  tentennamenti sono capaci di ammazzare la moglie o la propria figlia perché magari ha osato indossare un normale abito fuori le “regole”  o un paio di jeans.  Ma ovviamente si guardano bene  di parlarne pubblicamente della propria visione del mondo, a nessuno di questi verrebbe in mente di dire che considerano la donna solo dal punto di vista procreativo. Questa è la verità. Comunque anche in questo caso il loro silenzio ha il sapore  di stato di attesa, danno l’impressione di essere convinti che un  giorno l’infedele, ovvero noi, si piegherà e l’Islam comanderà. Ma per adesso capiscono di non essere ancora in grado di alzare la testa. di sopraffare il nostro sistema e dunque sono costretti a defilarsi. Ma per quanto ancora? Con quali mezzi l’occidente fermerà questa follia? La parola integrazione ha ancora un senso?

A  bocce ferme possiamo comunque affermare che  i musulmani residenti in Italia possono essere  una autentica pericolosissima minaccia, una bomba pronta a saltare e noi ci stiamo seduti sopra, Questa è la realtà.  La verità, come scriveva Oriana Fallaci,  è che non esiste islam moderato. Esiste l’islam e basta. L’Islam intransigente, che stermina, che sgozza, che taglia le teste.  Ridicolo è credere che possa esistere un Islam in salsa europea pronto a porgerti la mano. Nel  Corano non vi è nessuna distinzione tra vita religiosa e normale quotidianità, tutto deve procedere in una sola direzione dove, naturalmente, l’indottrinamento religioso domina su ogni aspetto della vita troncando di conseguenza ogni tipo di giusta e normale evoluzione della società musulmana rimasta inevitabilmente inchiodata al Medioevo.

L’enorme differenza che separa noi è loro rende impossibile ogni tentativo di avvicinamento. La realtà islamica, chiusa nell’intransigenza più severa, in un radicalismo religioso caratterizzato da esaltazione, aggressività e voglia di sterminio è in  maniera categorica inconciliabile con il patrimonio culturale dell’occidente. Un occidente però che  appare stanco, indebolito, incapace di contrastare e prevenire in maniera incisiva  i pericoli esterni perché evidentemente troppo preso a tutelare bassi interessi di bottega.  .

Ecco quindi che discutere di integrazione è sostanzialmente inutile, almeno che qualcuno possa illudersi che sia sufficiente imparare l’italiano, trovarsi un lavoro, frequentare qualche corso scolastico. Pensiamo solo se a una ragazza capita semplicemente di  stringere amicizia con un coetaneo italiano: la  povera disgraziata rischia la vita o se le va bene potrebbe essere imprigionata in casa a suon di bastonate. Di tale situazione, del resto, ne abbiamo esempi concreti. Gli spietati delinquenti che hanno messo a segno gli attentati spargendo sangue e dolore in Europa sono in buona parte giovani di seconda se non terza generazione e dunque nati e cresciuti qui, nei nostri quartieri, eppure non si sono o non hanno voluto integrarsi in  quella realtà che alla fine ha ospitato i loro padri. Insomma, l’ospitalità viene ricambiata sparando su chi ha aperto loro le porte.

Ma come detto i tempi, nella loro folle visione di conquista, non sono ancora maturi e allora i musulmani se ne stanno  zitti e quando azzardano una pseudo-riflessione possiamo esserne certi che mentono, in particolare quando sono  direttamente coinvolti in questioni rilevanti quali l’importanza di uno stato laico libero da condizionamenti religiosi o uno stato islamico oppressivo  dove nella vita tutto deve essere ricondotto  all’assoluta e  rigorosa osservanza della sharia. Si tratta della  legge sacra dell’islamismo basata principalmente sul  Corano e sulla sunna che indica, quest’ultima, la condotta di Maometto nella varie circostanze della vita la quale ha valore di norma per i credenti o è proposta come esempio da imitare.

Ora in questo quadro si rafforza inevitabilmente la convinzione che ogni tentativo di convivenza tra una Europa libera che ha combattuto e continua a combattere per garantire diritti alle minoranze che la società nelle sue diverse forme esprime con la severità islamica  ortodossa che schiavizza, sgozza, che impone determinati abiti pronta a punire in maniera atroce chi sgarra è destinato a fallire. Alternative non ne esistono.  Altra differenza sostanziale è che gli islamici hanno un elemento che li rende più determinati e pericolosi che non va sottovalutato: loro non hanno paura di morire