In una città blindata tra disordini e guerriglia urbana oggi è  in programma l’ultimo giorno del  G20 di Amburgo.

Sul tavolo ci sono ancora questioni spinose che i leader dovranno affrontare come il problema dei flussi migratori e le iniziative possibili per garantire una capacità di sviluppo economico nei Paesi africani. E a proposito di migranti c’è purtroppo da registrare l’ennesimo fallimento per quanto riguarda l’Italia. A nulla sono servite le pressioni del presidente del consiglio Paolo Gentiloni di mettere con le spalle al muro gli alleati affinché tutti si potessero assumere le proprie responsabilità sul fronte accoglienza. L’Italia dunque continua a rimanere sola di fronte a questo enorme problema.

Altro  punto nevralgico in agenda riguarda i cambiamenti climatici e le azioni che possono essere intraprese per non oltrepassare il punto di non ritorno che porterebbe alla catastrofe. Bene, il famoso accordo di Parigi è stato sottoscritto da tutti meno che dagli Stati Uniti, almeno per il momento. Tuttavia non è detto che il presidente Donald Trump non decida  di rivedere la propria posizione già del resto manifestata al G 7 di Taormina poche settimane fa.

Anche per quanto riguarda il commercio il confronto tra i grandi della Terra non è stato facile. Alla fine comunque tutti firmano il protocollo ma con dei distinguo. In sostanza si è arrivati a un compromesso sul protezionismo, linea di difesa denominata “America first” voluta dalla Casa Bianca, che di fatto  permette agli Usa di usare i dazi, come sull’acciaio, a condizione però che si muovano nelle regole del Wto, l’organizzazione mondiale per il commercio.

L’obiettivo è perciò combattere gli scambi  commerciali scorretti riconoscendo nello stesso tempo le difese commerciali legittime, vale a dire che se gli Stati Uniti vogliono contrastare l’arrivo dall’estero  dell’acciaio imponendo dazi che inevitabilmente  penalizzeranno i produttori europei lo potranno fare presentandola come una legittima difesa commerciale.

Alla fine si è trovato dunque un  punto di equilibrio con il presidente Trump che vuole a tutti i costi  proteggere le aziende nazionali dalla concorrenza delle straniera nell’ottica di una politica anticipata ancora nella sua campagna elettorale a tutela dei propri mercati. Altra tappa importante di questo vertice è stato l’atteso faccia a faccia tra Putin e Trump. Sulle prime sembra che l’operazione disgelo tra le due superpotenze abbia portato a risultati concreti. A conferma di questo la tregua in Siria martoriata da troppo tempo da guerra e distruzioni.