Il “Mondo di mezzo” non era un’associazione di stampo mafioso. Lo ha sancito la Cassazione nel processo su Mafia Capitale. La Suprema Corte stabilisce quindi che il cosiddetto processo a Mafia Capitale, il Mondo di mezzo scoperto dalla procura di Roma nel 2014, non è mafia. Cadono quindi i capi d’accusa più pesanti come l’associazione mafiosa, l’associazione a delinquere di stampo mafioso, il concorso esterno. Il reato viene riqualificato in associazione a delinquere semplice.

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La sesta sezione penale aveva al vaglio la posizione di 32 imputati, di cui 17 condannati dalla Corte d’Appello di Roma, lo scorso anno, a vario titolo per mafia (per associazione a delinquere di stampo mafioso, o con l’aggravante mafiosa o, ancora, per concorso esterno). L’accusa, mossa dalla procura di Roma, ruotava attorno alla costituzione di una “nuova” mafia, con propaggini nel mondo degli appalti della Capitale. Mercoledì scorso la procura generale della Cassazione aveva chiesto la sostanziale convalida della sentenza d’appello.

In conseguenza della riqualificazione del reato vengono a cadere quindi anche molte delle accuse che la sentenza di Appello aveva posto a carico di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. La sentenza della Cassazione sul mondo di mezzo accoglie dunque le istanze anche degli altri 32 imputati, di cui 17 erano stati condannati dalla Corte di Appello di Roma con Carminati e Buzzi.

In sostanza Salvatore Buzzi e Massimo Carminati non avevano messo in piedi un’unico gruppo criminale ma due associazioni che poco o nulla avevano a che vedere l’una con l’altra. Con questa ultima sentenza  la Cassazione annulla la condanna per 416 bis a Buzzi e Carminati, che in appello erano stati condannati rispettivamente a 18 anni e quattro mesi e 14 anni e mezzo, e quelle per gli altri 15 accusati di reati di mafia, tra cui l’ex capogruppo Pdl in Regione Lazio Luca Gramazio (8 anni e 8 mesi in appello).

mafiacapitale

La svolta di queste ultime ore fa crollare l’impianto accusatorio della Procura di Roma che aveva incentrato il processo sulla nascita di una nuova mafia, la mafia romana, con proprie caratteristiche e ramificazioni nel tessuto economico della capitale. Con la sentenza definitiva della Cassazione l’impianto accusatorio, la tesi della procura romana viene perciò sconfitta.

La Cassazione stabilisce di conseguenza un nuovo processo d’appello per ricalcolare le pene per Salvatore Buzzi, Massimo Carminati, più tutti gli altri imputati coinvolti in questo processo del “Mondo di mezzo”. Tra gli altri vi sono: Luca Gramazio, ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, Franco Panzironi, ex ad dell’Ama.

Sarà perciò la Corte d’Appello di Roma a dover rideterminare le pene per i membri delle due associazioni a delinquere “semplici” – come riconosciute dalla Cassazione – capeggiate da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, essendo caduta come detto l’aggravante del metodo mafioso. Questo significa che per Carminati e Buzzi ci saranno condanne meno severe. A carico di Buzzi decadono l’accusa di turbativa d’asta e corruzione mentre per  Carminati decade l’accusa di intestazione fittizia di beni. Annullati anche alcuni dei risarcimenti nei confronti delle parti civili, in particolare per le associazioni antimafia.