Che questa Europa non abbia fatto nulla per tentare almeno una timida soluzione sulla faccenda sbarchi scaricando vergognosamente sull’Italia tutto il peso dell’emergenza  è sotto gli occhi di tutti. Una incapacità clamorosa, disarmante, intollerabile  che non ha fatto altro che alimentare le forze di estrema destra che inesorabilmente stanno guadagnando consensi. Se poi ci mettiamo le imbarazzanti sceneggiate della sinistra radical chic  tra magliette rosse e bandiere arcobaleno si comprende quanto autolesionisti siano i compagni che  rischiano  di scomparire definitivamente dallo scenario politico. Bravi solo a discettare tra un salotto snob e una comparsata in tv hanno completamente  perso il contatto con la gente, con i loro bisogni. Quella stessa gente che un tempo credeva in una sinistra che però ormai non esiste più.
Ora per le formazioni populiste  la soluzione del problema migratorio  è quella del “No way” australiano , come ha detto nel corso di una intervista il premier austriaco Sebastian Kurz, il quale ha ribadito: “Sono per la libera circolazione interna ma con le frontiere sprangate all’esterno”. Una linea che indubbiamente e comprensibilmente ha una forte presa sull’elettorato europeo e che con ogni probabilità pagherà moltissimo alle prossime europee provocando un terremoto di magnitudo ben maggiore rispetto a quello del 4 marzo scorso.
Vladimir_Putin_and_Emmanuel_Macron_(2017-05-29)_06
In vista di queste elezioni martedì scorso a Milano nel corso di un vertice  il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il primo ministro ultraconservatore dell’Ungheria Viktor Orbàn hanno messo a punto un fronte anti immigrati che  ha come bersaglio Emmanuel Macron, il  Giano bifronte europeo che parla in un modo e agisce in un altro. I due uomini forti della destra europea ritengono che il presidente  della Repubblica francese sia oggi alla testa  dei partiti pro-migranti dell’Ue. Mentre nel versante opposto “ci siamo noi che vogliamo fermare l’immigrazione illegale”, ha evidenziato Salvini aggiungendo  che  ci si trova ormai  di fronte a una scelta storica per l’Europa. Il responsabile del Viminale, a lato del summit, ha infatti affermato che è iniziato un percorso comune tra governi sovranisti  che sarà contraddistinto da altre numerose tappe con l’obiettivo di porre al centro dell’attenzione il diritto al lavoro, la salute, la sicurezza.  In altri termini tutto ciò che la casta di  Bruxelles finanziata dai vari Soros e governata dai Macron di turno rifiuta di affrontare.
Mentre in piazza San Babila c’era chi  manifestava per rispondere alla posizioni definite puntualmente xenofobe  in Prefettura Salvini e Orbàn hanno mostrato convergenza sul modus operandi riguardo la politica migratoria. Conosciuto per aver cacciato i richiedenti asilo sul suo territorio ha qualificato il suo alter ego italiano – che ha chiuso i porti  alle navi di soccorso nel Mediterraneo – come un compagno di strada, perfino un eroe. “Abbiamo bloccato l’immigrazione via terra ma Salvini ha dimostrato che può essere bloccata anche in mare”, ha chiosato il leader alla guida dell’Ungheria dal 2010.
Tuttavia, nonostante l’amicizia mostrata in pubblico, vi sono anche delle divergenze naturali che potrebbero creare problemi per  una eventuale strategia comune. Orbàn rifiuta categoricamente la ridistribuzione dei migranti in Europa malgrado il fatto che questa sia una delle principali rivendicazioni del nostro ministro. Incalzato dai cronisti proprio su questo passaggio Salvini ha glissato attaccando nuovamente Macron: “Cambiare i trattati è una priorità del nostro governo. Sull’immigrazione chiediamo la collaborazione dei Paesi frontalieri a cominciare dalla Francia. La popolarità di Macron è ai minimi, passa il suo tempo a dare lezioni agli altri governi quando dovrebbe dare prova di solidarietà riaprendo la frontiera di Ventimiglia”, ha commentato Salvini.
Altra divergenza sulla quale i due sono rimasti evasivi è la loro affiliazione politica a livello europeo. La Lega di Salvini fa parte del gruppo “Europa delle nazioni e della libertà” di Marie Le Pen mentre il Fidesz, partito di Orbàn, appartiene al   “Partito popolare europeo”  che raggruppa la destra conservatrice tradizionale come i Repubblicani francesi e la Cdu di Angela Merkel.
I due esponenti hanno evitato di anticipare se contano nel prossimo futuro  di allearsi in vista delle europee. Orbàn si è limitato ad augurarsi che il Ppe si allinei a fianco dei popoli d’Europa ma di tutta risposta il resto dei leader popolari hanno rifiutato di reagire a quella che suona come una provocazione dell’uomo forte di Budapest. Resta comunque il fatto che anche se all’interno del gruppo dell’Unione le derive considerate autoritarie del premier ungherese suscitano un intenso dibattito da parecchio tempo una procedura di espulsione dal Ppe appare poco probabile considerando che il tema migratorio si sta imponendo nella campagna elettorale delle europee.
Nel contempo va registrato che Salvini ha risparmiato opportunamente attacchi frontali al cancelliere   Merkel malgrado il fatto che sia nel mirino delle forze di destra per avere aperto le frontiere ai rifugiati siriani nel 2015. Tuttavia il leghista ha ricordato che sulla spinosa questione dei migranti di ritorno dalla Germania in Italia l’accordo è a portata di mano “purchè sia a saldo zero”. In sosta Salvini è disposto a riprendere gli stranieri arrivati in Germania dall’Italia a patto che lo stesso numero sia allontanato dal nostro Paese. Per questo il ministro sta negoziando sui rimpatri nei Paesi di origine, come Nigeria, Tunisia, Sudan, Pakistan, Eritrea.
Dal canto suo Macron tenta le contromosse per contrastare la potente onda che vuole fare saltare definitivamente il banco dei burocrati dell’Unione. Il primo inquilino dell’Eliseo sta cercando di costituire una sorta di federazione tra forze pro-Europa spazzando via così i partiti tradizionali. In visita a Copenaghen ha nuovamente criticato le soluzioni nazionaliste aggiungendo che Orbàn e Salvini hanno ragione a considerarlo il loro principale  avversario. Il presidente francese ostenta dunque sicurezza ma avvertendo l’aria che tira nel vecchio continente la strada da lui intrapresa appare oggi in salita ed estremamente scivolosa.