Con la scusa del coronavirus altri soldi buttati per Alitalia. L’ex compagnia di bandiera ne approfitta quindi dell’emergenza e del decreto “Cura Italia” varato dal governo che si appresta così a nazionalizzare il carrozzone. Del resto era prevedibile questo cambio di passo visto che all’orizzonte non si è intravisto neppure l’ombra di possibili acquirenti disposti a investire nel risanamento della compagnia.

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Stando al decreto sono 600 i milioni destinati alla compagnia aerea che solo negli ultimi due anni ha dilapidato oltre un miliardo e mezzo che proveniva. ovviamente, dalle nostre tasche. Una voragine di vaste dimensioni se pensiamo che nei soli primi due mesi di quest’anno il vettore ha bruciato più di due milioni al giorno. E con la questione pandemia il tracollo è stato inevitabile.

Intanto la gara per la vendita della compagnia è fissata per domani 18 marzo, quando scadranno i termini per la presentazione delle offerte. Ma dato che l’asta andrà con ogni probabilità deserta è già pronta la norma inserita nel decreto che prevede proprio la possibilità di procedere alla nazionalizzazione della compagnia. E anche in questo caso, ovvero la messa all’asta, si è rivelata una mossa sbagliata del governo in cui si sono sperperati altri soldi pubblici  inutilmente. Come si poteva pensare di poter trovare un compratore disposto a investire miliardi in una compagnia da sempre in perdita e, tra l’altro, in un momento così incerto e difficile per l’intero settore?

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L’azione dell’esecutivo indica la costituzione di una nuova società partecipata direttamente o indirettamente dal Ministero dell’Economi che punta per l’ennesima volta al salvataggio di Alitalia. Un salvataggio così motivato nel decreto: “In considerazione della situazione determinata sulle attività di Alitalia – Società Aerea Italiana e di Alitalia Cityliner entrambe in amministrazione straordinaria dall’epidemia da Covid-19 è autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle Finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta”.

Insomma, avanti con lo spreco di denaro pubblico proprio nel momento in cui il paese è chiamato a spese ingenti per fronteggiare una gravissima calamità sanitaria facendo i conti con le risorse sempre più scarse. Tuttavia Conte e compagni sembrano non capire e buttano ancora soldi per un intervento inutile. Come non capire che Alitalia è un pozzo senza fondo che continua a gravare sulle spalle degli italiani?

Ora a conti fatti se teniamo in considerazione la somma stanziata per nazionalizzare Alitalia, che negli ultimi dodici anni ha già bruciato circa 10 miliardi di euro in ripetuti – e quanto inutili – salvataggi, possiamo affermare che tale somma poteva essere investita per altre priorità. Sanitarie, naturalmente. Basti pensare che i 600 milioni potevano bastare per  realizzare almeno 7500 posti di terapia intensiva considerando il costo di 80mila euro per postazione. Non solo. Nel decreto non ci sono più i soldi per il finanziamento di 5000 borse di specializzazione per i medici. Non ultimo i danni e le beffe: nel decreto sono stati inseriti – come spesso avviene in questi casi all’ultimo momento – 40 milioni per la Rai. Il motivo? Permettere all’azienda di fare fronte sia alla parziale sospensione del canone nelle zone rosse sia al prevedibile calo degli introiti pubblicitari.