Gli ultimi avvenimenti politici impongono una riflessione, necessaria, per quanto amara. Come recita un vecchio detto francese, tout casse, tout passe, tout lasse, tout se remplace. Non abbiamo avuto il tempo, ove ce ne fosse stato il bisogno, e certo non c’era, di rimpiangere la cosiddetta Seconda Repubblica, con i suoi vizi, la sua sfrenata passione per il potere, spesso la sua tracotanza, sia nelle versioni di centro destra che in quelle di centro sinistra, che l’alba della Terza ci sta riservando una vuota verbosità piena dei medesimi rituali, delle antiche cattive abitudini, del solito morboso attaccamento al potere, condito con una stucchevole dose di becero populismo.

Dimenticando di aver predicato, allora giustamente, la necessità di privatizzare la RAI, la nuova coalizione di maggioranza, sta invece procedendo all’assalto delle posizioni di potere dell’Ente predisposto al cosiddetto Servizio Pubblico, mostrando una voglia famelica di impadronirsene, attraverso una selvaggia lottizzazione, in tutto analoga alle precedenti. Indipendentemente da ogni valutazione di merito sulla figura che era stata indicata, abbiamo condiviso la linea della Commissione parlamentare di Vigilanza di non confermare il Presidente designato dal Governo, senza la consultazione e la larga condivisione imposta dalla legge.

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Machiavelli ci ha insegnato che politica è anche, forse principalmente, potere. Esiste tuttavia un limite di decenza, che la maggioranza giallo verde sta abbondantemente superando. Un tempo esistevano delle barriere di carattere ideologico, che imponevano di non accettare compromessi che avrebbero potuto produrre sconcerto nella base elettorale di riferimento. Tutto questo oggi appare travolto da un’arroganza senza limiti, resa possibile dal disinteresse di una società ormai non più abituata, persino non interessata, a partecipare, quindi a condividere o dissentire, nutrire rispetto e persino timore del precetto legislativo, che dovrebbe essere inviolabile ed uguale per tutti. Contano soltanto i colpi di teatro, come è avvenuto con un diffuso consenso per i respingimenti dei migranti, simbolica battaglia della Lega.

A questo punto, anche in considerazione dell’insuccesso del cosiddetto Decreto Dignità, i Cinque Stelle per dare un segnale alla propria base inferocita contro la cosiddetta Casta, con un colpo di mano nell’ufficio di Presidenza della Camera, hanno deliberato, sia pure in forma irrituale ed illegittima, una drastica riduzione dei vitalizi, senza alcun riguardo per il principio di irretroattività e di ragionevolezza della legge. Conta sempre di più quello che appare e che serve ad illudere il proprio elettorato potenziale, rispetto al doveroso rispetto verso la dignità dello Stato di diritto.

Ai principi di libertà, separazione dei poteri, cittadinanza responsabile, rule of low, si va sovrapponendo una sorta di dittatura della maggioranza, che è il corollario, illiberale, del populismo sovranista. Il Confronto parlamentare è solo un fastidioso rituale da superare con l’abolizione delle Camere, affidando il controllo legislativo e dell’attività di Governo al web ed alle varie piattaforme Rousseau, notoriamente luoghi di cristallina espressione del genuino pensiero di un popolo ansioso di partecipare direttamente e soprattutto felice di sentirsi attribuire i pensieri e le volontà del manovratore, interprete unico, assoluto ed indiscutibile del sentimento del popolo. Le forme auspicate di democrazia diretta, anche al netto della affidabilità dei gestori, non sono altro che plebisciti, concepiti per decretare la morte della democrazia partecipativa. Ma, ancor peggio, si va avanti speditamente verso la cancellazione progressiva di ogni spazio di libertà.

Il prossimo passaggio, ripetendo quanto aveva già fatto la sinistra, sarà inevitabilmente quello di mettere in riga la magistratura, dopo essersi impadroniti del CSM, che ha il potere di nomina dei responsabili degli uffici direttivi e di portare avanti o, più spesso di insabbiare, i provvedimenti disciplinari. Inoltre è già stata avviata la campagna acquisti (per la verità si è trattato di saldi estivi) per offrire posti negli uffici di Gabinetto e legislativi dei ministeri, necessari al minimo indispensabile di sostegno tecnico e conoscenza delle complesse procedure amministrative.

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Anche i magistrati, principalmente quelli amministrativi, tengono famiglia ed hanno necessità di fare carriera. Cosa c’è di meglio che orbitare attorno al potere e potersi attribuire il merito di coprirgli le spalle? La strada della normalizzazione è già stata asfaltata. Tutto il resto sarà facile, attraverso la spericolata gestione di un enorme potere di nomina negli uffici, come negli Enti pubblici. Flat tax, reddito di cittadinanza, abolizione della legge Fornero, tutto accantonato, salvo riprendere tali proposte come argomenti della prossima campagna elettorale. Il cambiamento è servito!

di Stefano de Luca – Rivoluzione Liberale