Che vergogna, neppure questo cosiddetto governo del cambiamento non osa lasciare andare in rovina Banca Carige come in realtà l’istituto di credito meriterebbe dopo essere stato inguaiato dai grandi debitori che come al solito non è escluso che ne escano pressoché indenni nonostante  il danno arrecato. Debitori ai quali  la banca concedeva ingenti somme con la possibilità oltretutto di rientri graduali aspettando la ripresa con  sconti milionari. Vantaggi, chissà perché, non vengono certo concessi a coloro che accendono un mutuo per l’acquisto di una casa.
Così ancora una volta una banca disastrata sarà salvata attraverso gli aiuti pubblici, ovvero con i nostri soldi, e una promessa – tanto sbandierata in ogni  occasione dai 5 Stelle contrari (a parole) a questi salvataggi – sarà violata. Questa è la realtà.
Non capita tutti i giorni che una banca di fatto regionale in una città relativamente piccola come Genova preoccupi tanto il mondo finanziario. Ma in questi primi giorni del nuovo anno la Banca Carige, sorprendentemente, sta attirando l’attenzione di tutti. La banca è in difficoltà da mesi a causa di 3,7 miliardi di sofferenza ma a ben vedere non si tratta di una somma così importante al punto da costituire una minaccia per il sistema bancario europeo. Eppure il caso ha coinvolto la vigilanza della Bce  dopo diversi tentativi di salvataggio falliti. Non solo. La vigilanza della banca  centrale,  per la  prima volta nella sua storia, ha messo una banca sotto amministrazione  controllata. Questo significa che Carige sarà diretta da amministratori nominati dalla Bce con l’obiettivo di stabilizzare la banca.
Tuttavia non  dobbiamo farci ingannare. Tutti i segnali già indicavano una storia già vista: una banca sarà salvata grazie al contributo dello Stato. E questo non può lasciare indifferenti noi tutti dal momento in cui  erano stati proprio i grillini,  seguiti dalla Lega, a  propagandare, dopo  la crisi finanziaria del 2008, la grande promessa: “mai più denaro proveniente dalle tasche dei  contribuenti  per proteggere le banche sull’orlo del collasso”. Ma come al solito si sono rivelate solo promesse miseramente tradite.
Oggi in Europa sono disponibili nuovi strumenti, nuove norme sulla risoluzione delle banche disastrate e prevedono che siano gli azionisti e i grandi debitori, che hanno contribuito a creare un consistente buco patrimoniale, a pagare in caso di fallimento. Bene, allora perché non applicare tali regole soprattutto per una banca come Carige relativamente insignificante?
E i colpevoli, già nel mirino della magistratura, che non hanno restituito i prestiti ottenuti dalla banca  contribuendo ad aumentare i crediti deteriorati iscritti nel bilancio dell’istituto ligure, pagheranno per il grave danno che hanno combinato?
Ma  il problema, purtroppo, è che si tratta  di una cura amara e per evitarla questo governo gialloverde interverrà nella stessa maniera in cui intervenne l’esecutivo sinistrorso a guida Gentiloni nel 2017 a proposito del salvataggio delle due banche venete. Insomma, anche se aveva promesso di comportarsi in modo diametralmente opposto il governo populista non ha il coraggio, come invece doveva dimostrare, di  mandare in bancarotta Carige. Intanto, secondo le indiscrezioni, Palazzo Chigi si sta muovendo con l’intenzione di trasferire le sofferenze in una ban bank statale che dovrebbe accollarsi tutte le perdite.
Ma attenzione, si tratta di un segnale devastante poiché se anche le piccole banche possono contare sui salvataggi pubblici quelle più grandi, diciamo per intenderci quelle sistemiche, non avranno alcun incentivo per fare affari in modo più prudente in futuro.