Non raccontiamoci della balle: la camorra non si spaventa certo per quello che scrive Roberto Saviano da anni protetto da una cintura di agenti perché – almeno è ciò che dicono – sarebbe stato minacciato dopo l’uscita del suo romanzo Gomorra.
Semmai diciamo che la scorta – giustamente contestata e pagata dai contribuenti, tanto per cambiare – fa parte del business, della rappresentazione “scenografica”   che fa incassare parecchio denaro allo scrittore e al suo editore. Meglio per loro, nessuno lo contesta, ma se il signor Saviano si presentasse a tutti quegli incontri (nei quali è invitato) come un comune mortale pensate che la resa in termini di immagine sarebbe la stessa?
Saviano ultimamente pare avere il dono dell’ubiquità, ce lo ritroviamo in ogni  dove chiamato dai vari Fazio di turno – altro furbacchione radical chic della sinistra salottiera diventato miliardario con il suo sermone di fine settimana “Che tempo che fa” – occasioni in cui lo scrittore si pone al di sopra di tutti e di tutto convinto di essere un autentico maestro di vita in grado di detenere la verità assoluta. Retorico e ripetitivo riesce purtroppo a incantare ancora le menti assopite di chi è ancora convinto che la televisione sia il mezzo in grado di offrire una informazione attendibile e non pilotata come invece lo è in realtà.
Saviano, diventato ormai una sorta di cantastorie, rappresenta perfettamente l’anima alterata, falsa e mielosa di quella borghesia  che per moda e insopportabile esibizionismo ostenta puntualmente idee e tendenze politiche, naturalmente sinistrorse, che sono diametralmente opposte al loro ceto di appartenenza.
Roberto_Saviano_2010_Pietrasanta
Lo scrittore – “costretto” a vivere nella sua bella ed elegante casa a New YorK per sfuggire ai colpi di lupara – diventa così come un sommo sacerdote che alimenta i mediocri istinti dei vip che per sfuggire alla noia hanno la necessità di immedesimarsi, di sentirsi parte attiva di un grande fronte  del bene assoluto che combatte il male. Fronte degli onesti inattaccabile contro gli egoismi e le discriminazioni, contro i cattivoni che in realtà devono invece guadagnarsi la pagnotta quotidianamente e che hanno l’ardire di reclamare solamente regole e maggiore sicurezza. Questa gente non vive in quartieri lussuosi super sorvegliati nei quali è impossibile addirittura transitare per coloro che non vi risiedono.
Abbiamo assistito al  trionfo dell’ipocrisia la scorsa estate quando la pace e la serenità dell’intellighenzia della sinistra vacanziera stesa sulla spiaggia esclusiva di Capalbio, tra champagne e caviale in attesa dell’imperdibile appuntamento dell’apericena , è andata completamente in tilt nel momento in cui si era ipotizzato di sistemare da quelle parti una cinquantina di immigrati. Questa piccola parte di terra Toscana ad alta densità politico-intellettuale di sinistra non ha perso un attimo ed è partita una raccolta firme per bloccare l’insediamento degli stranieri in una palazzina. Ma toh, per chi avesse ancora qualche dubbio la risposta del radical chic è stata chiara no: l’accoglienza è giusta e sacrosanta ma a casa mia il profugo non lo voglio.
Saviano è diventato così il guru  della frivola ideologia sfoggiata da certa borghesia ricca e pseudo-intellettuale che oggi per sfuggire alla noia estiva, tra un bagno di sole e una cena nel ristorante più rinomato, si butta perché di moda nel campo umanitario,  non governativo, naturalmente, come le Ong. Il perbenismo di sinistra è dunque costantemente alimentato da snob, intellettualoni salottieri  magari con la barba, sandali ai piedi e borsa di limo a tracolla, e da giornalisti che  per aver ricevuto l’ombra di una minaccia da qualche clan o, e questo non manca mai, dai soliti cattivoni di destra,  vivrebbero nel terrore. Ma chi vogliono prendere in giro questi qua. Anzi, diciamo invece che se hanno ricevuto un avvertimento – se di avvertimento davvero si tratta – sono improvvisamente consapevoli di essere diventati fortunatissimi poiché sarà proprio quella minaccia  che gli farà vendere  alla grande libri e le reti televisive  faranno  a gara per averli in studio. Comparsate ben retribuite, ovviamente. Insomma, la stessa cosa – meglio dire la botta di culo – che è capitata  al buon Saviano che se dovesse fare paura ai Casalesi questi sarebbero messi davvero male.
E’ stato affidato alla scorta da circa  undici anni, da quando ha scritto Gomorra. Ci vogliono far credere che da quel momento non può più vivere una vita normale, il fenomeno dell’antimafia oggi dalla parte dei disperati che arrivano dall’Africa, dice lui, e dalla parte degli scafisti criminali collegati con alcune Ong, aggiungiamo noi. L’immacolato filantropo diventa quindi l’eroe di turno che discetta su ogni cosa ma lo fa, attenzione, con quell’aria truce, lo sguardo pensieroso e a tratti affranto, il vestiario che sembra trasandato – ma non lo è –  e la barba un po’ lunga  che dà al personaggio, eternamente in guerra contro i grandi demoni del mondo, il sapore della minaccia e della persecuzione. Sorprendente, tutto è studiato nei minimi dettagli perché prima di tutto quando si va in scena è l’immagine che deve essere venduta poi arriva il resto. Se c’è poi la presenza di qualche guardia-spalle i guadagni volano.