La Banca Centrale Europea (BCE) ha varato il settimo rialzo dei tassi d’interesse negli ultimi dieci mesi, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25% e quello sui prestiti marginali al 4%. La scelta, motivata dall’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%, sta comportando profitti record per le banche e un salasso continuo per milioni di persone su cui pendono prestiti o mutui. Secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI) sono 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale, le famiglie italiane che hanno debiti con le banche: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Nel corso del 2022 i tassi di interesse sui prestiti sono notevolmente aumentati: una tendenza che verrà seguita anche nel 2023, dal momento in cui «c’è altra strada da fare», come commentato dalla presidente della BCE Christine Lagarde. Per capire l’evoluzione monetaria dell’ultimo anno si può prendere in considerazione lo studio realizzato dalla FABI, secondo cui comprare un’automobile da 25mila euro a rate potrebbe costare oggi, nel caso di un finanziamento decennale a un tasso del 12,7%, oltre 8.200 euro in più rispetto al 2021.
I nuovi mutui a tasso fisso – si legge nello studio FABI – sono passati da un interesse medio di circa 1,8% a oltre il 5%, con le rate mensili che pertanto possono risultare, sulla base delle offerte delle banche, anche più che raddoppiate. Non va meglio per le rate dei mutui a tasso variabile cresciute in media del 65% durante l’ultimo anno: ciò significa che chi pagava circa 500 euro al mese oggi si ritrova a versare alla banca 825 euro. Una situazione già di per sé insostenibile, che potrebbe peggiorare nelle prossime settimane vista la decisione della BCE di alzare ulteriormente i tassi. «L’ennesimo aumento del costo del denaro da parte della Banca Centrale Europea rappresenta un altro pesantissimo macigno sui prestiti bancari e sull’intera economia italiana», ha dichiarato il segretario generale della FABI, Lando Maria Sileoni, per poi aggiungere: «i rischi sono due: un rallentamento molto forte del mercato immobiliare e dell’edilizia e una riduzione molto evidente degli investimenti delle imprese, che frenerà l’occupazione». Nel frattempo, festeggiano le banche con profitti da record, come Intesa Sanpaolo che nel comunicato agli azionisti rilasciato il 5 maggio ha annunciato utili per 1,96 miliardi e la previsione di chiudere il 2023 con 7 miliardi di profitto. Unicredit ha registrato, nel primo trimestre dell’anno, utili per 2,1 miliardi di euro superando di gran lunga le attese (1,3 miliardi). Uno scenario previsto a fine 2022 da un rapporto della Deutsche Bank, secondo il quale gli istituti di credito nazionali avrebbero raggiunto, nei primi tre mesi del 2023, i 3,87 miliardi di euro di utili. Una soglia ampiamente superata.