Totò Riina il capo dei capi di Corleone non si è mai pentito. Il decesso nel carcere di Parma poco dopo le 3.30 di questa mattina. Aveva 87 anni e da 24 era al 41 bis
Il decesso del boss corleonese è avvenuto nelle prime ore del mattino, per l’esattezza alle 3,37.  Totò Riina era malato da tempo e si trovava ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il capomafia di Cosa Nostra era in coma già da alcuni  giorni dopo essere stato sottoposto a due interventi chirurgici. Proprio ieri aveva compiuto.87 anni. Il capo dei capi  fu arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza. Nonostante la detenzione al 41 bis  era ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra. Nelle  ultime    settimane   il capomafia   ha avuto un  deciso  peggioramento e  dopo il doppio intervento chirurgico  le condizioni si sono naturalmente aggravate. Del resto gli stessi sanitari avevano  sostenuto fin da subito  che  difficilmente il boss sarebbe riuscito a superare la crisi viste le condizioni   generali                decisamente compromesse.
Condizioni talmente compromesse tanto da indurre  i suoi avvocati  a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza, che tra l’altro fece molto discutere, comunque subito respinta a luglio  dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna.
Ieri, quando si era ormai capito che la morte sarebbe sopraggiunta nel giro di  qualche ora, il ministro della Giustizia Andrea Orlando  ha concesso ai familiari un incontro straordinario. Riina stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del ’93 nel resto  del Paese. Sua fu la strategia di lanciare la sfida  armata contro lo Stato nei primi anni ’90.
Nonostante il carcere duro Riina non ha mai avuto un cenno di pentimento, nessun cedimento. Anzi,  tre anni fa parlando con un  altro detenuto si vantava dell’omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati come il Pm Nino Di Matteo.  Dalla latitanza, per anni e anni,ha gestito con Bernardo Provenzano la mafia siciliana e continuava a essere un punto di riferimento rispettato e   temuto.  Per capire il boss basti pensare  che   a febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: “sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere”. L’ultimo processo ancora aperto era quello relativo alla cosiddetta     trattativa Stato-mafia in cui Riina era imputato di minaccia a Corpo dello Stato. Ieri, in occasione del compleanno, il figlio Giuseppe Salvatore, che ha scontato una pena di 8 anni per mafia, ha pubblicato su Facebook un post di auguri per il padre. Per la cronaca quel post ha ricevuto centinaia di like e commenti di utenti che si sono uniti agli auguri      per il padre.