Matteo Salvini attacca a testa bassa Giuseppe Conte dopo l’informativa sul Mes in Parlamento. Il capitano ha così replicato al premier che in precedenza da Montecitorio aveva accusato l’opposizione di centrodestra, in particolare Lega e Fdi, di diffondere notizie allarmistiche e false sul Mes, oltre ad avvelenare il clima politico ed alimentare l’insicurezza e la mancanza di credibilità dei cittadini rispetto alle istituzioni.

“Noi ci aspettiamo, gli italiani si aspettano, risposte dal premier, risposte, soluzioni, non insulti”, ha così esordito nel suo intervento al Senato Salvini dopo l’intervento di Conte sul meccanismo europeo di stabilità.

640salviniepa

Salvini ha dunque preso di mira l’avvocato del popolo in particolare su due questioni nevralgiche che gravano sul Paese: la vicenda dell’ex Ilva e Alitalia. “Dipendenti Alitalia e Ilva sanno che vuol dire avere a che fare con qualcuno che predica bene e razzola male”, ha detto Salvini convinto che “il trattato va rinegoziato”, “sono necessarie delle modifiche”, come sostenuto dal vice capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera.

“Perfetto, io condivido le vostre richiesta ma sui banchi del governo, lì c’è qualcuno che mente”, ha aggiunto Salvini: “decidete voi se sta mentendo il presidente Conte o il ministro Gualtieri”, riferendosi al fatto che il ministro dell’Economia aveva ritenuto “inemendabile” il trattato, a differenza di Conte che aveva lasciato aperti spiragli per la discussione.

“Io spero che voi non sarete complici di questa menzogna che ricadrà sulla testa e sui risparmi degli italiani”, ha detto Salvini nel suo appello ai Cinque Stelle. “Ecco, guardate chi sta mettendo a rischio i risparmi degli italiani, è seduto lì”, ha poi affermato sempre il capo leghista in uno dei passaggi del suo intervento puntando il dito contro il premier.

Salvini ha inoltre aggiunto che ci sono in ballo le fatiche e i risparmi di milioni di italiani sostenendo che si sta “riducendo l’Europa a un grande centro commerciale dove ci guadagna chi già ha e ci perde chi non ha. Gli unici matti sono quelli che stanno distruggendo il sogno che i padri fondatori dell’ Ue volevano lasciare a noi e ai nostri figli”.

Non solo. Salvini è entrato nel merito spiegando nel dettaglio la contrarietà alla riforma del Mes. Secondo il leader della Lega non è altro che un meccanismo escogitato per salvare le banche tedesche e francesi con i soldi di Paesi in difficoltà. “Invito i leghisti a non chiamarlo più ‘fondo salva Stati”. “Se avremo bisogno noi di essere aiutati dovremo invece chiedere il permesso e tagliare, tagliare e tagliare”, ha aggiunto.

Poi Salvini ha proseguito con altri attacchi contro Conte e la maggioranza. “Se fossi in lei mi preoccuperei, perché mentre lei parlava in Aula mancavano 60 parlamentari della sua maggioranza. Neanche i suoi senatori erano qua ad ascoltarli, guardi la fiducia che hanno in lei, ditemi se è normale”.

E chiudendo il suo intervento cita Confucio per l’ultima stoccata, anzi la penultima, al premier Conte: “L’uomo superiore, e non sono di sicuro io, è calmo senza essere arrogante, l’uomo da poco è arrogante senza essere calmo”. Poi chiude davvero con un “si vergogni”, affermazione subito stigmatizzata dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

di-maio

Intanto è gelo sempre tra Conte e Di Maio. Inutile dire che ieri per il premier è stata una giornata di fuoco in cui sia alla Camera come al Senato è stato costretto alla difesa del trattato di riforma del fondo salva Stati. Di fatto il suo intervento diretto a Salvini è stato letto dal Movimento 5 stelle come un messaggio rivolto anche a Luigi Di Maio che sedeva a Montecitorio proprio al fianco del premier. Infatti non è stato registrato nessun sguardo e nessun scambio di opinioni ma solo un breve conciliabolo tra i due. E questo la dice lunga sulle ripercussioni dovute al Mes che ha provocato un incidente diplomatico tra pentastellati e Conte.

Di Maio ha espresso delle criticità “ma in un negoziato così complesso questo è comprensibile – spiega il presidente del consiglio uscendo da Palazzo Madama dove sugli scranni dei grillini si sono registrate numerose assenze – “Ci sono questioni aperte su aspetti importanti che riguardano sia il funzionamento del Mes che la road map sull’unione bancaria e l’Italia affronterà il negoziato con determinazione“.

Dal canto suo Di Maio si affida ad una nota per recitare la posizione del Movimento 5 stelle. Se da una parta plaude all’intervento di Conte per aver messo a tacere falsità e fake news, ribadendo altresì l’apprezzamento per la logica di pacchetto delle misure da approvare insieme alla riforma del mes, il capo politico del M5s ha tuttavia ribadito la necessità di “dover rivedere questa riforma che ad oggi presenta criticità evidenti”.

Il nervosismo tra i 5 Stelle é palpabile, il premier sotto accusa per un intervento che è considerato ”totalmente sbilanciato sul Pd”, dicono alcuni grillozzi di governo. “Un chiaro scudo”, l’accusa mossa, alla posizione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, protagonista di un duro braccio di ferro proprio con Di Maio sul Mes nel vertice di palazzo Chigi.

Alla fine il testo di riforma del trattato e il suo percorso compiuto attraverso due differenti governi, è rimasto blindato. Conte ha contestato le preoccupazioni dei critici, che si annidano anche nella sua maggioranza, nel M5S: nessun automatismo sulla ristrutturazione del debito dei Paesi che eventualmente faranno ricorso al Mes, “il nuovo trattato – ha spiegato – non modifica affatto la disciplina”. Quanto all’ipotesi che il fondo possa mettere in difficoltà l’economia nazionale, “abbiamo cercato e ottenuto – ha aggiunto – regole vantaggiose per l’Italia”, anche “nel remotissimo caso in cui” dovesse fare ricorso ai fondi Mes.

Ma l’asse del suo ragionamento è stato centrato sulla ricostruzione della vicenda e quindi sullo scontro frontale con le opposizioni che lo hanno accusato di “tradimento”, in particolare la Lega, partner nel Conte 1. Se le accuse fossero vere “mi dovrei dimettere all’istante”, ha ammesso, ma siccome nessuno può insinuare velatamente l’idea “che il negoziato sia stato condotto segretamente o, peggio, firmato nottetempo”, allora nel mirino di Conte è finto ancora una volta il leader della Lega.

“Se fosse dimostrato che chi ha mosso le accuse nei suoi confronti era ben consapevole della loro falsità, avremmo la prova – ha detto Conte – che chi ora è all’opposizione e si è candidato a governare il Paese con pieni poteri, sta dando prova, e purtroppo non sarebbe la prima volta, di scarsa cultura delle regole e della più assoluta mancanza di rispetto delle istituzioni”. Ma da Salvini nessuna replica. L’ex ministro dell’Interno si è limitato a mostrare un foglio su cui c’era scritto “vergognati”.