Anziché fare tutto ciò che è in suo potere per difendere case e auto degli italiani, sotto attacco a tenaglia Ue-sindaci, ecco un’altra picconata alla proprietà privata

Troppo ghiotta l’occasione. È comprensibile che i giornali e i commentatori di centrodestra si siano gettati a capofitto sullo svarione di Michela Murgia e Roberto Saviano, che hanno scambiato per saluto fascista l’“attenti a sinist” degli incursori del Comsubin alle autorità durante la parata del 2 giugno.

Ancora una volta hanno dato prova della loro ignoranza e del loro pregiudizio, e sono stati sbugiardati in modo imbarazzante. Ma ormai non incantano più nessuno, anche a sinistra c’è chi ne prende le distanze.

Ci chiediamo quindi: vale la pena impiegare due o tre giorni di pagine di giornali e programmi tv per polemizzare con Murgia e Saviano? A questo è ormai ridotto il nostro dibattito pubblico?

L’assist della Santanchè

Tra le tante questioni aperte, dovrebbero far risuonare un campanello d’allarme nel centrodestra le norme di stampo socialista contro la proprietà privata proposte dal ministro Daniela Santanchè per contrastare gli affitti brevi, dietro la spinta certo non disinteressata di Federalberghi.

La notizia è del genere “uomo morde cane”. Un governo di destra che offre un grandioso assist ai sindaci di sinistra delle principali città italiane – tutti in grande difficoltà – per colpire la proprietà privata dovrebbe essere percepito, almeno dalle forze politiche dell’attuale maggioranza – e dai giornali e commentatori di area – come un paradosso. Se nessuno, tranne rare eccezioni (Nicola Porro e Giorgio Spaziani Testa su questo sito, Daniele Capezzone su La Verità), ha ravvisato l’anomalia, allora c’è davvero di che preoccuparsi.

Si obietterà: ma la Santanchè non li ha affatto accontentati, i sindaci (e Federalberghi) ritengono insufficiente la proposta di legge del ministro e di fatto l’hanno bocciata. Ma il punto non è di merito, è politico. Quando la destra rincorre il compromesso sul terreno dello statalismo, niente sarà mai abbastanza per placare le pulsioni regolatorie, che anzi si moltiplicano.

L’unico effetto dell’iniziativa della Santanchè è aver sdoganato politicamente le strette a livello locale, aver fornito copertura politica ai sindaci di sinistra delle grandi città. I quali infatti ne hanno subito approfittato.

Firenze, il sindaco Nardella ha già annunciato il divieto di affitti brevi, a partire dal mese di giugno, in tutta l’area Unesco del centro storico. A Roma, l’assessore Onorato sta già studiando la fattibilità di una misura simile. A Milano, l’assessore Maran propone di differenziare il tetto agli affitti brevi “quartiere per quartiere”. E perché non civico per civico?

Un attacco a tenaglia

Ci troviamo così con il paradosso – almeno ai nostri occhi – di un governo di destra che anziché fare tutto ciò che è in suo potere per difendere case e auto dei cittadini, dei suoi elettori, dall’attacco a tenaglia in corso – sia dall’Unione europea che dai sindaci di sinistra – sta di fatto permettendo, quando non incoraggiando questo attacco.

Dall’Ue è arrivato il bando alle auto a benzina e diesel dal 2035. Ma dal governo Meloni non è arrivato un “no”, è arrivato un “parliamone”. E a Roma il sindaco Gualtieri sta provando a mettere al bando di fatto le auto a benzina e diesel già dal 2023-2024.

È passata al Parlamento europeo la direttiva sulle case green, che impone ai proprietari di immobili lavori per decine di migliaia di euro. E anche qui dal governo Meloni non è arrivato un “no” deciso, ma un “parliamone”. Tutto in nome della religione climatista.

Ora la Commissione europea sembra tornare alla carica anche sul tema del catasto per aumentare la tassazione sugli immobili.

In questo stato di assedio, si aggiungono le misure per colpire gli affitti brevi. Una questione minore per l’impatto, rispetto alle due già citate che riguardano le case e le auto di quasi tutti gli italiani, ma non per il principio che subisce un’altra picconata: la proprietà privata.

Un assist deprecabile nel merito, perché appunto colpisce un diritto la cui difesa dovrebbe essere nel Dna di un governo di destra. Ma anche autolesionistico dal punto di vista politico, perché a vantaggio dei sindaci di sinistra proprio nelle città in cui la destra ha più difficoltà ad essere competitiva.

Il sintomo, non la causa

Gli affitti brevi sono il sintomo, non la causa di quello che sta accadendo da molti anni nelle nostre città più turistiche: l’esodo dei residenti dai centri storici. Vivere nei centri storici sta diventando sempre più costoso e insostenibile dal punto di vista della mobilità e del lavoro. Allo stesso tempo, il diritto di proprietà non è tutelato. Quindi, chi possiede un immobile mette in atto strategie difensive, ricorrendo agli affitti brevi laddove ci sia richiesta, o addirittura preferendo tenerlo sfitto.

Visti i prezzi di una camera d’albergo, in particolare nelle grandi città turistiche e in specifici periodi dell’anno, l’accusa di “concorrenza sleale” ai danni degli hotel sfiora il ridicolo. Si tratta di due tipologie di turisti molto diverse, molto marginalmente sovrapponibili. Quante famiglie di tre o quattro persone credete si possano permettere due o tre notti d’albergo a Roma, Firenze o Venezia? Senza l’alternativa di una casa privata, quella famiglia semplicemente sceglierà una meta in un altro Paese.

Ci permettiamo quindi di dare un consiglio al presidente Meloni: meno vertici internazionali, più attenzione a cosa fa il suo governo a casa nostra. E con casa nostra non intendiamo purtroppo solo l’Italia. Intendiamo proprio, letteralmente, casa nostra. Grazie.

Federico Punzi – Atlantico Quotidiano