Eh no, non si tratta di pochi estremisti che hanno “sporcato” manifestazioni “perlopiù pacifiche”. Il governo Meloni ha lasciato campo libero ad una narrazione pro-Hamas

La stragrande maggioranza di chi ieri ha scioperato ed è sceso in piazza lo ha fatto pacificamente? Sì, nelle modalità, ma sposando una causa intrinsecamente violenta: la causa di Hamas. E rispetto a questa causa, i violenti sono stati solo più coerenti.

Se a Gaza è in corso un genocidio e il governo italiano ne è complice, se la Palestina va liberata “dal fiume al mare”, diventa moralmente tutto accettabile, anche la violenza.

I “perlopiù pacifici”

Ma li avete sentiti gli slogan intrisi di odio dei manifestanti “perlopiù pacifici”? C’è chi non si è accontentato degli slogan ed è passato alle vie di fatto. Inevitabile quindi la piega violenta presa dalla giornata di ieri.

Che ne siano consapevoli o meno i “perlopiù pacifici”, condannare la guerra ma non il 7 Ottobre, sostenere il riconoscimento di uno Stato di Palestina oggi, con Hamas ancora al potere, armata, e gli ostaggi ancora nelle sue mani, gridare “Palestina libera dal fiume al mare”, accusare Israele di genocidio senza prove ma ignorare i crimini di guerra di Hamas, significa aderire a tutti i talking points di Hamas, sostenere de facto la sua permanenza al potere, schierarsi dalla parte di un’organizzazione terroristica la cui finalità è lo sterminio degli ebrei – un obiettivo non solo sulla carta, come abbiamo visto, ma perseguito con il massacro indiscriminato (e rivendicato) di civili sia israeliani che palestinesi.

No, occorre respingere la comoda e falsamente equanime narrazione che sembra prevalere in queste ore, purtroppo anche a destra, da ministri e commentatori, secondo cui si sarebbe trattato di frange di estremisti, pochi delinquenti che avrebbero “sporcato” una manifestazione pacifica e pacifista. Eh no, non ce la si può cavare replicando che la stragrande maggioranza dei manifestanti era pacifica.

Se manifesti per la causa di Hamas, sulla base della propaganda di Hamas, anche se lo fai “pacificamente”, dovresti mettere nel conto di trovarti al fianco di odiatori e violenti. Quando poi la critica a Israele si salda alla critica al capitalismo di matrice marxista, qualche campanello d’allarme dovrebbe risuonare.

La linea rossa di Meloni

Capi di Stato e premier, come Emmanuel Macron e Keir Starmer, non possono non comprendere come riconoscere oggi uno Stato di Palestina rappresenti un premio al terrorismo di Hamas, una ricompensa per il pogrom del 7 Ottobre, e un incoraggiamento a restare al potere a Gaza. Cioè, oggettivamente, significa schierarsi dalla parte di Hamas. Troppo evidente, non è possibile presumere la loro buona fede.

Per fortuna il riconoscimento di uno Stato di Palestina è una linea rossa del governo Meloni, ma sul resto purtroppo si è piegato alla narrazione di Hamas rilanciata dai media progressisti, per esempio sulla inesistente carestia – presto dimenticata per lasciare i titoli all’odissea della Flotilla.

Campo libero alla narrazione propal

Ne risulta una posizione ambigua, debole, incomprensibile agli stessi elettori di destra, che si sentono spaesati in questo dibattito a senso unico. Senza un contraddittorio da parte dei loro leader politici, ed esposti ad una enorme e univoca pressione sociale, pendono verso posizioni moderatamente propal“sì ma Israele sta esagerando”.

Su un tema così divisivo si è lasciato alla sinistra monopolizzare la scena con diverse sfumature di propal, dove la più moderata, sovrapponibile a quella del governo, riconosce il diritto all’esistenza di Israele per negarlo di fatto quando condanna la guerra per debellare una minaccia esistenziale, non solo teorica, ai suoi confini.

Le voci dissonanti sono talmente poche e soprattutto isolate da apparire marginali e provocatorie. Ma alla fine, anche l’opinione pubblica moderata si chiederà come mai il governo, se è così critico nei confronti del governo Netanyahu, non assume misure concrete per sanzionarlo. E allora potrebbe esserci un contraccolpo sul piano dei consensi.

In poche parole, il governo Meloni ha le sue responsabilità nell’aver lasciato campo libero ad una narrazione del conflitto oggettivamente pro-Hamas ancor prima che propal.

Un po’ per opportunismo, per non scontentare nessuno e non perdere consensi su un tema così divisivo, un po’ per sudditanza, per mancanza di coraggio e di visione, il governo Meloni si è aggrappato alla comfort zone dei “due Stati”, al processo di Oslo, quando tutto questo è stato spazzato via dalla realtà del Medio Oriente post-7 Ottobre. Questa posizione cerchiobottista, apparentemente senza costi politici oggi, rischia di trasformarsi domani in una debacle geopolitica e anche in uno smottamento di consensi.

Federico Punzi – nicolaporro.it