Se i sondaggi dicono Joe Biden, forti dell’esperienza del 2016 possiamo stare certi che vincerà ancora Donald Trump.

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I Democratici le stanno provando tutte per far perdere Donald Trump. Ma per adesso hanno fatto solo buchi nell’acqua. Da tempo in Italia gli organi di informazione dicono fino alla nausea che l’attuale inquilino della Casa Bianca è in netto svantaggio. Ma non dimentichiamo che  il nostro Paese, come del resto tutta l’Unione europea controllata dalla Germania, sugli Usa è vittima di una potente disinformazione. La verità invece è che Trump non è stato mai messo in discussione. Anzi, nemmeno la pandemia da Coronavirus ha scalfito la sua leadership.

Eppure qui in Italia continuano a sostenere il contrario – cui prodest ? – accusando il presidente di aver gestito male la pandemia. Diciamo, per rimettere ordine in questa vicenda decisamente complessa, che il tycoon newyorchese non controlla i giganti dell’industria farmaceutica americana, storicamente molto legata ai Democratici. E questo elemento non è certo da sottovalutare. Di conseguenza se fosse dipeso da lui, fin dal primo giorno, Trump avrebbe con ogni probabilità gridato davanti al mondo intero che il vaccino per il Covid è una grande presa in giro. Ma altrettanto è consapevole che in politica non sempre si può fare tutto ciò che si vuole e bisogna necessariamente mediare. Infatti qui troviamo un motivo fondante per il quale non si è sbarazzato del virologo Anthony Fauci. Di fatto il presidente ha capito che non era il caso di andare alla rottura con il mondo che Fauci rappresenta, ovvero l’industria farmaceutica. Anche perché è una realtà importantissima in America, realtà che il presidente non può assolutamente ignorare.

epa08723037 US President Donald J. Trump, wearing a mask, gestures after leaving Walter Reed National Military Medical Center, in Bethesda, Maryland, USA, 05 October 2020, to board Marine One for a return trip to the White House after receiving treatment for a COVID-19 infection. EPA/Chris Kleponis / POOL

Altro discorso – sempre stando alla maggior parte della stampa internazionale – che tende a inchiodare Trump a specifiche responsabilità riguarda la gestione della pandemia che in America sarebbe stata carente. Al riguardo diciamo subito che non è proprio così. La faccenda è più articolata e complessa. Citando esempi a noi vicini possiamo dire con certezza che ci sono Paesi, come Svezia, che hanno deciso di non andare allo scontro diretto con il virus, cercando di capire gli effetti sulla popolazione. Alcuni fanno di tutto per non ammetterlo ma tutti sanno che questo virus è di laboratorio e che è arrivato dalla Cina. Inoltre è un virus nuovo e si sa anche che i vaccini non daranno mai una copertura efficace perché si tratta di un virus molto mutevole. Ce ne rendiamo conto quotidianamente. Quello invece che è certo è che i vaccini faranno arricchire chi li produce. E altra certezza è che non risolveranno certo il problema. Questo non dimentichiamolo. Quindi alla fine della fiera ci sono Paesi che hanno deciso di puntare sulle cure contro questa calamità senza bloccare l’economia che avrebbe effetti devastanti. In sostanza quello che, chi più chi meno, stanno facendo tutti dopo il lockdown della primavera scorsa.

Stati Uniti e Brasile, altro esempio, hanno deciso di non bloccare l’attività economica. Gli effetti sono stati pesanti, certo, ma a lungo andare pagheranno molto meno in termini di tenuta dell’economia. Anche il Regno Unito avrebbe voluto tenere duro su questa linea, ma poi evidentemente Boris Johnson ci ha ripensato e ha fatto marcia indietro. Per completare il quadro aggiungiamo che per l’Ue le ripercussioni causate da Covid 19 si sono già fatte sentire e non è ancora chiaro che cosa succederà in inverno con le basse temperature.

 

U.S. President Donald Trump and first lady Melania Trump watch the Washington, D.C. fireworks display from the Truman Balcony as they celebrate the U.S. Independence Day holiday at the White House in Washington, U.S., July 4, 2020. REUTERS/Carlos Barria

Ma torniamo alle elezioni americane. E torniamo alla convinzione che Trump vincerà anche questo giro. Il motivo di tale certezza? Perché nel corso del suo mandato ha fatto due cose molto importanti: ha rilanciato l’economia con politiche di stampo keynesiano e ha ridotto lo strapotere delle multinazionali. E poi c’è un elemento che pochi conoscono della vita di Trump: i suoi legami con quella parte del mondo vicina al mito non tanto della famiglia Kennedy, quanto del mondo che la famiglia Kennedy ha rappresentato e rappresenta in America dalla fine degli anni ’50  fino ai nostri giorni. Sono legami che non è facile raccontare, ma che danno il senso di una socialità diffusa, di appartenenza al territorio, l’amore per la propria terra e ai valori della tradizione identificabili in quell’America profonda, valori che i Democratici non rappresentano più. Tuttavia qui in Italia i maggiori media continuano a dare una immagine di Trump alterata, anche se con evidente fatica sono costretti ad ammettere che è in recupero sullo sfidante Biden.

Altro aspetto da evidenziare è che si dice il vero. onestà intellettuale lo impone, quando si va sostenendo che Trump è avversario dell’Ue dell’euro. Ma il passaggio va però completato affermando che tutta l’America è contro l’Europa dell’euro. Anche il predecessore di Trump, Obama, non ha certo lavorato per l’Europa dell’euro. Negli Usa sanno benissimo che l’euro è stato creato per sostituire il dollaro negli scambi internazionali. E fino a quando l’euro non sarà debellato gli americani difficilmente si fermeranno.

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E’ quindi presumibile, come sostengono alcuni analisti, che da qui sia nata la strategia che ha portato alla decisione di un intervento degli Americani in Africa, anche se in Africa ha giocato parecchio l’egoismo francese. Ricordiamo che nel 2011 molti giornali europei scrissero che i francesi avevano attaccato la Libia di Gheddafi senza chiedere il permesso alla NATO. In realtà in quell’occasione Washington fu abilissima: diede alla Francia la possibilità di tagliare fuori l’ENI dalla Libia e di eliminare Gheddafi perché sapeva che la Libia, senza il leader supremo, sarebbe diventata una spina nel fianco dell’Europa dell’euro. E così purtroppo è stato. Le conseguenze sono state pesanti, in particolare per il nostro Paese che ha pagato un prezzo altissimo anche per incapacità in politica estera e non solo.

Pensiamo alla questione migranti che arrivano dall’Africa e che sta letteralmente esplodendo..  solo in Italia però dove buonismo e stupidità cronica imperano. Pensiamo solo al PD che crede di risolvere il problema del consenso elettorale che gli viene a mancare spalancando i porti e sostenendo le azioni delle Ong con la speranza che un  giorno i migranti si possano trasformare in elettori italiani. Ma in realtà la situazione si complicherà. Il motivo? Perché l’economia italiana non è più in grado di occuparsi degli italiani, figuriamoci dei migranti che arrivano da altre parti del mondo. L’economia dell’ Italia è in grande difficoltà per gli effetti pesanti provocati dalla pandemia. E non si sa se si riprenderà del tutto. Di sicuro non si riprenderà fino a quando ci sarà il Coronavirus. Di conseguenza perderà quote importanti di mercato. Per ora resiste il Veneto, ma è l’unico caso. Il sistema produttivo dell’Emilia Romagna, ad esempio, crollerà tra tasse sulla plastica e inquinamento non più sostenibile della zootecnia intensiva.

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Ma non è tutto. Ad aggravare la situazione resta il fatto che in Italia c’è il problema della moneta. Ovvero in un momento di crisi – crisi che si accentuerà perché il Covid durerà ancora a lungo – la gestione della moneta dovrebbe essere flessibile. Ma in questa Ue dell’euro c’è una rigidità di fondo e la poca flessibilità la utilizzano la Germania e i Paesi del Nord Europa.. ma guarda che novità. Mentre l’economia italiana è destinata a soccombere – ubi maior, minor cessat – e non tra dieci anni ma già a partire dal prossimo anno.

Non certo migliori sono le previsioni per un comparto strategico dell’Italia come quello agricolo che potrebbe essere una possibile fonte di lavoro per i migranti. Ma purtroppo anche l’agricoltura è precipitata in una crisi senza precedenti. La pressione sui mercati dei prodotti agricoli a basso prezzo e dalla qualità discutibile che si riversano in Europa e in Italia distruggeranno lentamente le nostre produzioni ricche di storia e riconosciute per la loro altissima qualità. Intanto in Europa si portano in tavola olio d’oliva tunisino e grano duro e tenero canadese quando l’Italia è il regno della pasta. Non è assurdo?

Per chiudere il cerchio aggiungiamo poi che la cara Ue e le favolose menti pensanti che governano il nostro Paese hanno sottovalutato gli effetti del CETA, il nuovo accordo commerciale tra l’UE e Canada che, a partire soprattutto dal 2022, saranno devastanti. In prospettiva resisterà solo il prodotto a Km zero destinato ai mercati locali. Insomma, l’agricoltura italiana, sempre in prospettiva, non sarà in grado di resistere all’urto e quindi di sostenere i costi della manodopera. L’Italia non è certo attrezzata culturalmente per capire che dovrebbe ridurre drasticamente il costo del lavoro in agricoltura. Certo,  i governi continueranno ad effettuare controlli sul  famigerato caporalato ma questo non risolverà i problemi di fondo di questo settore. Il risultato finale è che i migranti troveranno difficoltà anche a lavorare nel mondo agricolo. E allora molti di loro, in un modo o nell’altro, lasceranno l’Italia non prima di aver causato inevitabili tensioni sociali. E non è detto che gli altri  paesi europei siano disposti ad accogliere i migranti provenienti dall’Italia. Questo è tutto da vedere.

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Non poche perplessità anche per ciò che riguarda il Recovery Fund che a volte assume i contorni di una presa in giro. Ora qui da noi ci si fa prendere da facili entusiasmi per i 200 miliardi di euro che arriveranno nei primi mesi del 2022 mentre in pochi mesi Conte e i suoi giallorossi hanno portato il debito pubblico italiano da 2 mila e 200 miliardi di euro circa a 2 mila e 500 miliardi di euro. L’elemento sostanziale è quindi chiaro: il Governo è riuscito a indebitare gli italiani di quasi 300 miliardi di euro nel silenzio generale. E questo fatto induce a un’altra riflessione: purtroppo in Italia c’è scarsa informazione economica e spesso la poca che offre il mercato pare essere pilotata da poteri forti che fanno il bello e cattivo tempo a seconda dei propri interessi.

E naturalmente, come accade puntualmente in questi casi, a patirne maggiormente è l’anello debole della catena, ossia l’Italia. Così in un modo o nell’altro l’Ue, controllata come sappiamo dai tedeschi, cercherà di mettere le mani sui pochi asset italiani che ancora l’Italia controlla, come Eni e Finmeccanica e non soltanto, e sul risparmio privato che ammonta a quasi 6 mila miliardi di euro. Vi sembra poco?

Il ragionamento non è solo riferito al MES. Perchè con il Recovery Fund è passato un principio che in tanti in Italia non hanno forse compreso bene: l’Ue continuerà a non avere una vera banca centrale, perché così vuole la Germania, e si finanzierà attraverso nuove tasse europee con un aumento, solo per alcuni Paesi, del costo di permanenza nell’unione e con una nuova gestione delle politiche ambientali. In sostanza utilizzando l’alibi di tutelare l’ambiente arriveranno non soltanto una valanga di inedite “tassazioni ecologiche” ma anche l’obbligo di acquisire beni e servizi che solo alcuni Paesi dell’eurozona sono in grado di fornire. In parole povere sarà lo stesso Stato italiano a infilare le mani nelle tasche dei cittadini per conto dell’Ue. Se poi l’Italia sottoscriverà il MES tanto meglio per i tedeschi: il giochino sarà ancora più facile.

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Non è un caso infatti che il Regno Unito abbia deciso di divorziare dal club capeggiato dai teutonici. Di fatto gli inglesi hanno capito che la Germania avrebbe fatto pagare il costo della crisi economica ai partner europei. E adesso lo sta cominciando a capire anche la Francia. Dunque visto l’andazzo non è da escludere  che man mano che la crisi economica europea procederà l’asse franco-tedesco comincerà a scricchiolare. Ricordiamoci che i francesi non sono gli italiani che, alla fine, purtroppo, si piegano ai diktat del potente di turno con il risultato che si impoveriscono giorno dopo giorno senza battere ciglio. I transalpini reagiranno, quello è sicuro. Le contestazioni portate in piazza dai famosi Gilet Gialli, o le forze che ci stanno dietro, non lanciano solo messaggi a Macron, ma anche alla Germania. La partita è quindi aperta e l’orizzonte appare denso di nubi. Purtroppo.