Dietro la grande corsa ai vaccini si agita la partita di enormi interessi economici. La buona volontà dei ricercatori si intreccia purtroppo con gli affari non sempre trasparenti delle grandi aziende e alle manovre politiche delle classi dirigenti nei diversi paesi. Ma oltre alle tante implicazioni politiche ed economiche che agitano la gara per tentare di arginare la pandemia non sono escluse nemmeno importanti questioni etiche che riguardano sia la fase di sperimentazione, sia l’eventuale successiva distribuzione.

vaccino-covid

 

Quindi intorno alla ricerca del vaccino anti Covid-19 e delle sue forniture è in corso un forsennato accaparramento da parte di alcuni Paesi. In particolare dai più ricchi, naturalmente. Una circostanza che possiamo definire deplorevole quando, a parole, molti capi di Stato e altri esponenti delle varie organizzazioni internazionali non perdono occasione sotto i riflettori dei media mondiali di chiedere con forza che il vaccino sia equo e accessibile per tutti.

Gli Stati più progrediti dovrebbero quindi sentire maggiormente il peso della propria responsabilità e dei propri obblighi relativi ai diritti umani e di conseguenza dare indicazioni su come combattere la pandemia. Spetterebbe poi all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) monitorare e valutare quanto i Paesi abbiano fatto e se abbiano o meno seguito le indicazioni. Ma purtroppo si ha spesso l’impressione che l’Oms sia sostanzialmente inutile se non a volte addirittura dannosa.

Un esempio? Aveva contribuito a coprire gli occultamenti da parte di Pechino del diffondersi dell’epidemia, poi ha dato sistematicamente sostegno alla propaganda del regime di Xi Jinping, fino a toccare il ridicolo nella propria campagna contro Taiwan. Ma i suoi errori non si limitano all’appoggio dato al regime cinese.

oms-logo

In sostanza l’Oms e altre organizzazioni – considerate di grande prestigio internazionale – hanno spesso compiti poco utili dal punto di vista pratico, tuttavia sono puntualmente in prima linea in ambito mediatico con il compito di svolgere il ruolo di soggetto apparentemente super partes, sebbene in realtà siano quasi sempre al servizio di precisi interessi. Non possiamo certo dimenticare che la dichiarazione di pandemia mondiale da parte dell’OMS è arrivata addirittura solo l’11 marzo, quando da almeno un mese era chiara la diffusione del coronavirus a livello globale. Perchè hanno taciuto su una catastrofe di tale portata? Cosa ci stanno a fare nella elegante sede di Ginevra tutti quei virologi, medici e altri fenomeni che dovrebbero vigilare e garantire il benessere delle popolazioni? Ora diciamo che le dichiarazioni di emergenza dell’OMS non contano quasi nulla da un punto di vista strettamente operativo, ma rimandarle ha di non poco contribuito al clima di generale sottovalutazione del pericolo del Covid facilitandone il diffondersi.

Visto dunque il quadro complessivo della situazione poco edificante a questo punto sorge spontaneo qualche interrogativo: siamo sicuri che ci stanno raccontando tutto su questa maledetta disgrazia? Non è un po’ strano che le mutazioni peggiorino la situazione? Di solito i microrganismi patogeni, con il passare del tempo, diventano meno aggressivi. Al massimo, le infezioni possono diffondersi con maggiore facilità, ma a questo si accompagna una minore letalità. Invece con questa malattia assistiamo a un fenomeno strano: le cosiddette varianti attaccano con maggiore facilità l’uomo e, contemporaneamente, danno luogo a patologie che appaiono più gravi. E allora non è che forse abbia ragione il premio Nobel Luc Montagner quando sostiene che questo è un virus di laboratorio?

Ma anche sui vaccini anti-Covid sorgono non poche perplessità. Guarda caso in questi mesi di restrizioni e divieti sentiamo parlare solo di vaccini vari quando contestualmente le autorità preposte dimostrano un evidente e conclamato disinteresse nei confronti di altri trattamenti non preventivi come plasma iperimmune, anticorpi monoclonali. Come mai questo atteggiamento di palese menefreghismo rispetto a tali alternative che hanno dimostrato la loro indiscutibile efficacia? Forse una risposta – seppur in termini prosaici rende comunque chiara l’idea – potrebbe essere quella che la questione sia legata esclusivamente al guadagno delle aziende produttrici di vaccini. O no?

distanziamento-sociale-coronavirus-SARS-CoV-2-COVID-19

Sempre nell’ordine dei cosiddetti vaccini  e della loro capacità di contrastare il contagio ricordiamo un altro particolare che ha segnato la lotta delle comunità scientifiche ai virus a Rna: l’HIV e l’HCV (virus dell’epatite c). L’approccio a questi due virus con i vaccini è stato totalmente fallimentare, nonostante gli sforzi. Non si capisce, quindi, perché dovrebbe funzionare con il coronavirus, che pure appartiene alla famiglia dei virus a Rna. Il Sars-CoV-2 si differenzia dai primi due perché è respiratorio e ha quindi una capacità di diffusione maggiore, ma è sicuramente molto meno letale. La storia recente insegna che l’unico modo di contrastare tali virus Rna è la terapia, come, nel caso del Sars-CoV-2, quella al plasma iperimmune e gli anticorpi monoclonali. Si tratta delle cosiddette terapie indirette che modulando il sistema immune dell’ospite rendono inefficace l’attacco virale e contengono i sintomi più gravi dell’infezione. Sintomi, ricordiamo, compaiono in un fenotipo ben specifico, quello fragile degli anziani: non è un virus trasversale, non uccide tutti indiscriminatamente.

La grande capacità di trasmissione del virus non giustifica perciò la corsa spasmodica al vaccino di queste multinazionali farmaceutiche che si sono buttate in questo progetto della piattaforma Rna. Una tecnica usata per la prima volta, di fatto sperimentale, di cui non esiste uno storico, ovvero un lavoro di ricerca pregresso che possa affermare i successi di questo trattamento.

Al di là delle paure degli effetti collaterali si può discutere invece dell’efficacia: il creare aspettativa nella popolazione con la narrazione del vaccino bacchetta magica che ci farà uscire da questa maledetta calamità è un errore spaventoso e che rischiamo di pagare a breve. Insomma, le aziende produttrici avrebbero dovuto, in parallelo, impiegare gli stessi sforzi e le stesse risorse nel campo degli antivirali diretti, che statisticamente funzionano meglio e hanno salvato la vita a milioni di persone ammalate di HIV e HCV.

coronavirus-tampone-503110

Ma c’è di più. Il problema insito nel vaccino sta nel fatto che l’antigene muterà: accadrà quello che è successo con i virus influenzali, e la popolazione verrà costretta a continui cicli di vaccinazioni. Genera inoltre confusione ulteriori dubbi il fatto che la fascia di popolazione che va dai 20 ai 50 anni e rischia quasi zero in termini di mortalità deve vaccinarsi. Questo, ci raccontano i soliti illuminati esperti, per impedire agli anziani di infettarsi di un virus di tipo influenzale quando invece esistono terapie curative e protocolli che hanno dimostrato di saper funzionare – come idrossiclorochina, siero iperimmune, monoclonali, eparina, cortisone – e hanno salvato parecchie vite.

Naturalmente la convinzione che la ragnatela degli interessi economici che sta alla base del business Coronavirus si rafforza. E sarebbe sbagliato considerare negazionista chi semplicemente si interroga, chi cerca di sottrarsi alla pressione mediatica che neutralizza le menti cercando di far definitivamente capitolare ogni sana forma di ragionamento all’appiattimento e alla omologazione. E’ mai possibile che non si possa sviluppare una riflessione critica e obiettiva senza essere tacciati di  complottismo?