Avevamo anticipato nelle scorse settimane con un articolo dal titolo: “Ma da chi siamo manovrati” lo scontato epilogo della vicenda referendaria, che rappresenta l’ultimo tassello del disegno pentastellato per la demolizione dell’impianto democratico parlamentare della nostra Costituzione, anche facilitato dalle leggi elettorali liberticide approvate da oltre un ventennio, che hanno tolto al popolo sovrano la facoltà di scegliere i propri eletti, affidandola ai capi dei nuovi partiti padronali, che hanno nominato famiglie, amanti, portaborse, analfabeti, disoccupati, precari. Il necessario aggiustamento della legge attualmente in vigore per la ridefinizione dei Collegi o la eventuale modifica, certamente non restituirà ai cittadini il diritto, che gli è stato espropriato a partire dal lontano 2006.

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Il risultato della consultazione del 20 e 21 settembre 2020 contiene quella che potrebbe apparire una bizzarria: Il Movimento Cinque Stelle, nel momento in cui ha conseguito il suo più importante risultato politico con la delegittimazione del Parlamento, che è stato uno dei suoi principali cavalli di battaglia, nelle contestuali elezioni amministrative e regionali è quasi scomparso, come se, dopo l’approvazione del reddito di cittadinanza, la estensione a dismisura della cassa integrazione, il salvataggio di Alitalia, l’affondamento dell’ILVA ed il rilancio di un significativo ruolo dello Stato imprenditore, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti in mano ad un proprio uomo, avesse esaurito il suo compito e, quindi, come soggetto politico autonomo, non servendo più, può essere avviato verso la discarica. Il tragicomico fondatore Beppe Grillo, non si sforza di nascondere che questo sia il proprio disegno effettivo, ritenendo così di aver concluso un lungo percorso fondato su un inesauribile desiderio di vendetta. Da comunista, si era offeso di essere stato respinto dal vecchio PCI ed oggi torna trionfante come un vero deus ex machina,dominatore del partito erede, il PD, guidato da una modesta figura come il fratello di Montalbano quale leader solo di facciata e con il futuro nelle mani del comico, che si avvia a consegnare allo stesso Partito Democratico i resti del suo M5S, promuovendo la leaderschip del proprio uomo, Giuseppe Conte. Si preoccuperà inoltre di assicurare un ruolo nel Governo al fedele Di Maio, buttando a mare gli altri e stipulando un patto di potere con Franceschini, che sarà l’uomo forte nel Governo, eventualmente in attesa di diventarne il Presidente, se Conte, secondo il disegno del comico genovese, dovesse conseguire il traguardo di divenire il prossimo inquilino del Colle del Quirinale.

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Grillo non poteva trovare avversari migliori per la riuscita di tale gioco che Salvini e la Meloni, entrambi ignoranti e fascistoidi, i quali saranno progressivamente abbandonati da quel che resta di Forza Italia a causa di un processo di consunzione già avviato da tempo e che presto si concluderà, anche grazie alla grave minaccia economica che pende sul capo di Berlusconi. Questi, infatti, si trova il nemico in casa propria, dopo la sentenza della Corte Europea di Giustizia, che ha liberato il voto della intera partecipazione in Mediaset di Vivendi, che precedentemente era stato invece in gran parte paralizzato da una legge nazionale, la quale aveva visto molte conferme da parte di diverse autorità giudiziarie europee. Inoltre, la decisione del Governo di unificare in Tim la rete di ultima generazione, determinerà una solida intesa tra Vivendi stessa, oggi principale azionista della società telefonica, con gli altri principali azionisti, Cassa depositi e Prestiti ed Enel, società pubbliche, entrambe manovrate dal Governo. Si otterrà quindi il doppio risultato di  mettere in ginocchio un possibile avversario politico e di avere il controllo della più grande olding del Paese, cui far pervenire la maggior parte dei finanziamenti del Recovery Found,facendo ritornare nel ruolo di grande colosso industriale pubblico, quel medesimo gruppo che in passato era stato privatizzato con una discutibile operazione dallo stesso Prodi. Grazie anche all’acquisizione di altre partecipazioni, a cominciare dalla nuova Autostrade, CDP diverrà la nuova IRI, anzi forse molto di più. L’obiettivo della economia statalizzata con il conseguente controllo pubblico di produzione e lavoro, che non era riuscita alla vecchia sinistra comunista e socialista, sarà definitivamente realizzata dalla nuova sinistra penta stellata che avrà inseminato il PD.

I due schieramenti populisti e statalisti, entrambi con venature autoritarie, fondamentalmente concorderanno su tale epilogo in campo economico, mentre continueranno a scontrarsi soltanto su chi deve detenere il potere del Governo, ma con la cooptazione dei pentastellati nel PD ed i prosciugamento del partito berlusconiano, il destino di una prevalenza della sinistra, appare segnato. Qualcuno si chiederà: ed il Centro? Non pervenuto. Renzi verrà riassorbito a sinistra o scompariràCalenda e La Bonino non hanno capito che dovevano mettere sul tavolo tutte le loro carte nell’occasione irripetibile del voto referendario, intestandosi la guida della difesa della linea del NO ed il risultato di un 30% o più a loro favore, insieme promuovendo, per le recenti elezioni regionali, una grande coalizione liberal-democratica insieme al PLI e le altre disperse forze dell’area. Si sono rivelati timidi ed indecisi, hanno presentato una sola lista in Puglia poco caratterizzata sul piano delle prospettive politiche future e che, dopo l’insuccesso, oggi appaiono fuori gioco.

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Il PLI proseguirà la propria battaglia di testimonianza, ma sapendo che il cammino è lungo, estenuante ed irto di ostacoli, molti dei quali insormontabili, a cominciare dalla mancanza di risorse finanziarie e di visibilità mediatica.

di Stefano de Luca