La pm incaricata delle indagini ha definito tali sviluppi molto gravi ed inquietanti.
Il sistema di frenata della funivia Stresa-Mottarone, in seguito al cedimento della quale hanno perso la vita 14 persone, potrebbe essere stato manomesso.
E’ quanto emerge dall’analisi dei reperti effettuata da parte degli inquirenti, come riferito dal pm di Verbania incaricato delle indagini, Olimpia Bossi.
“La cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”, ha riferito la funzionaria.
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La Bossi ha dunque chiarito che in base ai risultati degli esami effettuati è stato possibile accertare che il ‘forchettone’, ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainante, non era stato rimosso al fine di “evitare disservizi e blocchi della funivia”.
Per il pm, quello che emerge dalle prime indagini è uno “sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante”, con la procura che si riserva ora “di valutare eventuali posizioni di altre persone”.
E intanto nella notte sono state fermate tre persone: si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, l’ingegnere direttore del servizio e un altro dipendente, capo servizio.

La tragedia di Mottarone

Domenica scorsa, 23 maggio, si è verificato un improvviso cedimento della funivia Stresa-Mottarone.
Nell’incidente sono deceduti 14 dei 15 passeggeri, dopo il cedimento del cavo di sostegno ad appena 100 metri dall’ultimo pilone, in uno dei tratti più elevati della funivia: tredici persone sono morte sul colpo, mentre due bimbi sono stati ricoverati in gravi condizioni. Uno dei due, di appena 9 anni, è morto in ospedale in seguito alle ferite riportate.