Pensavamo di aver visto il peggio del peggio ma improvvisamente, come spesso purtroppo accade, ci rendiamo conto che al peggio non c’è limite.
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“E’ necessario un riesame del patto di stabilitàCoesione e crescita sono gli obiettivi ai quali guardare e il necessario riesame delle regole del patto di stabilità può contribuire a una nuova fase, rilanciando gli investimenti in infrastrutture, reti, innovazione, educazione e ricerca”. Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella affidate a un messaggio letto dall’ex premier Enrico Letta, al Forum Ambrosetti a Cernobbio.
Ma questo monito di Mattarella non tratta la stessa tesi di Lega e M5s quando erano insieme al governo, convinzione tra l’altro ripetuta a più riprese nei mesi scorsi senza però che il Capo dello Stato spendesse una sola parola al riguardo? Che strano, l’inquilino del Quirinale pare essersi improvvisamente risvegliato da un  profondo sonno dopo oltre un anno di inspiegabile silenzio sul destino del nostro Paese. Quindi l’elemento importante che emerge è che le stesse parole possono suscitare  reazioni diverse. Tutto dipende da chi le pronuncia quelle parole.
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Non solo. Mattarella, evidentemente in forma e divenuto loquace come non mai con il Conte bis – un governo imposto dall’asse franco-tedesco  con il resto della burocrazia europea – chissà per quale scherzo del destino ha ritrovato come d’incanto la favella e si è spinto addirittura oltre invitando il sistema finanziario a «cogliere l’occasione di fornire il suo contributo a questa fase di rinnovamento del progetto europeo», sottolineando poi che il nostro Paese è chiamato a svolgere un «ruolo di primo piano, partecipando con convinzione e responsabilità a un progetto europeo lungimirante, sostenibile ed equilibrato dal punto di vista ambientale, sociale e territoriale».

(FILES) A file photo taken on April 24, 2009 shows the European Union flag and national flags in front of the European Parliament in Strasbourg, eastern France. The Nobel Peace Prize was on October 12, 2012 awarded to the European Union, an institution currently wracked by crisis but is credited with bringing more than a half century of peace to a continent ripped apart by World War II.  AFP PHOTO / FREDERICK FLORIN

Insomma, la questione è semplice: ora il Presidente della Repubblica sostiene a gran voce che il patto di stabilità con l’Ue va rivisto e questa dichiarazione  viene accolta con ovazione e grande entusiasmo – ci mancava la ola da stadio – dell’establishment di Bruxelles, dalle banche, dai mercati, dagli industriali, da Papa Francesco e dal resto del mondo che conta. Mentre, strano ma vero, quando le stesse cose le predicava Salvini erano bordate che arrivavano al capitano da tutti i fronti. La faccenda dei due pesi e delle due misure è a questo punto incontestabile. Il leader leghista diventava il bersaglio di anatemi e critiche feroci. Le uscite della casta dell’Ue erano autentiche dichiarazioni di guerra contro il nostro Paese: lo spread in aumento – se ancora c’è qualcuno che crede a queste valutazioni finanziarie in verità facilmente alterabili secondo le necessità del caso – , i mercati entravano in fibrillazione mentre l’opposizione lanciava l’allarme che correva la democrazia con il governo giallo-verde incapace di garantire un futuro all’Italia.

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Si scatenava, dunque, uno tsunami se queste critiche nell’ordine economico le muoveva Salvini. Ieri invece, sorpresa delle sorprese, gli stessi paletti li ha posti Mattarella e sembrava di essere nel paese delle meraviglie. Il sereno è subito tornato, tutto è rientrato nella normalità, quella normalità stabilita e pilotata dai poteri finanziari sovranazionali. L’abbraccio, come detto, è arrivato naturalmente dalla padrona Unione Europea alla quale il Conte bis è letteralmente prono, dalla Chiesa che ha dato la sua benedizione, mercati e spread hanno ripreso vigore, gli imprenditori applaudono e la sinistra, tornata nella stanza dei bottoni per la quarta volta nel giro di sei anni senza il mandato popolare, ha già occupato tutto l’occupabile.

A questo punto possiamo dire che con questa operazione politica  vale tutto e il contrario di tutto. Sinistri e grillozzi, che fino a qualche giorno fa si sono insultati per anni, adesso vanno a braccetto come se nulla fosse successo tentando di spacciare al proprio elettorato che l’operazione inciucio è stata dettata dal grande senso di responsabilità sinistrorsa, unica garanzia in difesa della democrazia in grado di ridare credibilità e prospettiva all’Italia. Incredibile pensare che i stellati sono passati dal “vaffa” al sistema di potere difeso dal Pd, che ne è  parte integrante. Grillazzi e dem tentano quindi di legittimare in qualche maniera il Conte bis sapendo in verità che si tratta di un esecutivo nato esclusivamente per bloccare Salvini. Esecutivo voluto dall’Ue  e che ha preso corpo attraverso  trame di palazzo, spartizioni di poltrone, vergognose contorsioni politiche e tradimenti che farebbero impallidire i maggiori voltagabbana della tanto vituperata Prima Repubblica.

Nulla è cambiato. I discepoli del comico genovese da nemici del potere sono divenuti ora la nuova casta serva di Bruxelles. E Bruxelles adesso gongola per aver disattivato la mina – rivelatasi poi una volgare montatura – dei 5 Stelle ora ammansiti e ben allineati alle direttive dell’Unione. Vedremo quali disastri ci riserverà questo bisConte, una armata Brancaleone tenuta insieme dal collante degli interessi personali, ossia incarichi e prebende. Il resto sono chiacchiere e insopportabile retorica.