La guerra di nervi in corso da domenica scorsa nel Mediterraneo tra Malta e Sicilia avrà almeno avuto un effetto positivo.
Ormai tutta  Europa si preoccupa della sorte di 629 persone, tra queste uomini, donne, bambini, raccolte al largo delle coste libiche dall’Aquarius, l’imbarcazione delle organizzazioni umanitarie Sos Mediterranee e Medici senza frontiere.
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Il metodo scelto dal nostro nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini – tra l’altro preannunciato in campagna elettorale e non solo – è stato ritenuto da molti scioccante, ossia quello di rifiutare l’ingresso nei porti italiani dei migranti raccolti in mare nel corso delle operazioni guidate dal   centro di coordinamento soccorso di Roma. Salvini, a sentire l’Ue, ha così violato gli impegni internazionali presi dall’Italia. Vero? Una cosa è certa: questa decisione ha il merito di far comprendere a tutti che il soccorso e l’accoglienza (parole abusate) dei migranti provenienti dall’Africa non può ricadere solo sull’Italia. Dal 2014  il nostro Paese ha accolto oltre 600 mila richiedenti asilo senza ottenere dai partner europei – che ora manifestano sdegno lanciando accuse di razzismo – nulla di più che belle parole.
Grazie alla proposta del neonato governo spagnolo di accogliere Aquarius nel porto di Valencia l’azione decisa ed estremista di Salvini ha incontestabilmente lasciato il segno e questo non può che rafforzare la sua popolarità già in crescita nell’opinione pubblica.  Scegliendo di agire con il pugno duro dopo pochi giorni dal suo insediamento  al Viminale il leader della Lega è riuscito ad ottenere un gesto di solidarietà significativo che il suo predecessore Marco Minniti (Pd) aveva reclamato più volte per mesi.
Tuttavia non possiamo cantare vittoria. La questione non è risolta. Del resto l’opposizione di Sos Mediterranee al trasferimento a Valencia, a questa soluzione più politica che umanitaria è comprensibile. Sbarcare dei rifugiati a 1500 chilometri dal luogo in cui sono stati soccorsi non può essere considerata una risposta adeguata. Ma al di là di tutto il segnale inviato dall’Italia questa volta è forte e nel breve periodo la mano tesa del nuovo governo di Madrid è una eccellente notizia per Roma che contrasta con il silenzio vergognoso e imbarazzante della Francia.
Di fronte alla logica politica del nuovo esecutivo guidato da una forza anti-èlite come i 5 Stelle e da un partito di estrema destra come la Lega le proteste delle Ong sembrano trovare oggi più spazio, sembrano più ascoltate. Occorre però ricordare che il precedente governo di centrosinistra guidato da Paolo Gentiloni aveva fatto molto per screditare le organizzazioni non governative alimentando una campagna contro la loro azione di salvataggio in mare che ha prodotto effetti devastanti nell’opinione pubblica.
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Il problema è che invece di fare pesare la propria posizione al tavolo dei negoziati per ottenere finalmente una riforma negli accordi di Dublino che darebbe un po’ di respiro all’Italia Salvini ha scelto un altro terreno di confronto con gli “amici” di Bruxelles: ha messo gli altri governi davanti al fatto compiuto. Questa è la sfida urgente per l’Europa perché al di là della sorte dei disperati dell’ Aquarius è l’insieme della  politica migratoria europea che deve essere rivista in un contesto di superamento degli antagonismi nazionali.
Sorge però una domanda: Salvini otterrà importanti risultati moltiplicando gli scontri come ad esempio le pressioni esercitate su Malta   per accogliere Aquarius? Niente è meno sicuro. Resta però il fatto che questa fase deve servire come scossa affinché i partner europei dell’Italia passino una buona volta dalle parole ai fatti e si assumano la loro parte del peso migratorio  prima che questi colpi di forza diventino la norma.
Salvini mettendo  dunque  con le spalle al muro l’Europa ha innescato  una inevitabile quanto prevedibile  ondata di indignazione come reazione alla  decisione di chiudere i porti alle Ong che raccolgono i migranti nel Mediterraneo. Ma ad onore del vero Bruxelles, Parigi, Berlino – che troppo spesso vogliono atteggiarsi a primi della classe quando in realtà non lo sono – non dovrebbero stupirsi o addirittura scandalizzarsi (fingendo naturalmente) se le cose oggi sono arrivate a questo punto. Per troppi anni l’Ue ha preferito ignorare la crescente rabbia dell’Italia lasciata sola a fronteggiare l’enorme afflusso di povera gente proveniente dall’Africa. Negli ultimi anni sono sbarcati sulle nostre coste quasi un milione di infelici  che sono andati a intasare le città rimanendo a carico della collettività in un Paese già afflitto da un preoccupante tasso di disoccupazione. Disperati molti dei quali rimasti bloccati qui perché respinti ai confini terrestri dai nostri “cari” vicini che oltre a questa azione di contrasto applicano le richieste di reintrodurre rigidi controlli di frontiera. Magari, in aggiunta, con qualche rimprovero all’Italia per le  carenze organizzative se non addirittura accusando  di razzismo  gli italiani che si sentono minacciati dall’invasione di stranieri. Accuse inaccettabili che suonano quasi come una provocazione da parte di questi fenomeni che a casa loro gli stranieri non li vogliono e piazzano guardie armate e fili spinati ai propri confini.
Colpevole è soprattutto l’Europa che per troppo tempo ha fatto finta di nulla sulle richieste di aiuto dell’Italia fino a che il disagio degli elettori non si è rivoltato in tutta la sua grave portata nelle elezioni del 4 marzo scorso che ha spazzato via i partiti tradizionali  portando al potere la coalizione euroscettica populista. Ora è evidente che con Salvini al governo l’Europa non può più girare la testa dall’altra parte. Il nuovo esecutivo di palazzo Chigi ha quindi lanciato la sfida all’ortodossia buonista prevalente in Europa in materia di immigrazione e la vicenda Aquarius potrebbe giocare a favore dell’Italia. La scommessa fatta da Salvini di impedire l’attracco alle Ong che agiscono spesso come taxi per conto di gang criminali di trafficanti di esseri umani può essere considerata brutale, certo, contraria alle regole europee e al diritto internazionale, percepita perfino come una offesa al comune senso di umanità e decenza. Ma almeno ha il merito di scuotere le coscienze e attivare un sano senso di realismo nell’ipocrita dibattito europeo sull’immigrazione.
La verità, concludendo, è che l’accettazione supina degli arrivi in massa di migranti illegali con le navi umanitarie che li vanno a recuperare a poche miglia dalle coste libiche finora ha costituito una enorme attrazione per ulteriori sbarchi sul territorio italiano. Un indiscutibile incentivo dell’attività criminale di mercanti di esseri umani e alla fine una forma di complicità con l’indecente  meccanismo che mette a rischio migliaia di disperati.