La priorità resta il lavoro e al voto ci si va solo con regole precise, queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciate nel corso del consueto discorso di fine anno a reti unificate.
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Serve dunque una nuova legge elettorale con la quale sia possibile eleggere i due rami del Parlamento. “Non basta la sentenza della Consulta per definire le regole con cui presentarsi all’elettorato perché il rischio di ingovernabilità sarebbe alto”, ha ribadito il Capo dello Stato.
Tuttavia queste precisazioni arrivate la sera del 31 hanno raggelato il sangue di Matteo Renzi  e del resto della sua truppa che alle urne ci vogliono andare il prima possibile. Renzi sa bene che il pericolo di essere rottamato è altissimo e sono tanti quelli del partito che attendono il momento giusto per tenerlo definitivamente il più lontano possibile dal Nazzareno. E più passa il tempo più la fronda interna contraria al segretario si rafforza.
  In avanscoperta è stato mandato da Renzi il solito Matteo Orfini, l’uomo per tutte stagioni,  che lancia un appello agli altri partiti per sedersi a un tavolo con l’obiettivo di definire le linee della legge in tempi rapidi per votare a giugno. Tuttavia, dice Orfini girando di fatto le spalle a Mattarella, se il  Pd dovesse rimanere l’unica voce nel deserto a richiedere un confronto sarebbe inutile mantenere in piedi il Governo Gentiloni.
E in questo senso il presidente dei dem ostenta forza e compattezza del partito (vero?) sulla tabella di marcia che in definitiva ha come unico obiettivo quello di rimettere a palazzo Chigi Renzi.