Al ballottaggio

conquista la maggioranza assoluta nell’Assemblea.

Ecatombe dei socialisti.

Le Pen in Parlamento

“La Rèpublique en marche!”, il partito di Emmanuel Macron, conquista la maggioranza assoluta con ampio margine.

I  dati non sono ancora definitivi ma si parla tra i  395 e i 425 seggi su 577.

Mentre per i socialisti è stata la disfatta al punto che il segretario generale del partito, Jean-Christophe Cambadélis, ha rassegnato  le dimissioni. Insomma, un trionfo, quello del neo presidente nonostante una astensione record che  sfiora il 56%. Un dato che fa riflettere facendo emergere senza ombra di dubbio il disinteresse dei francesi per  queste elezioni  arrivate  dopo otto lunghi mesi di campagna elettorale tra primarie e presidenziali che hanno stancato un po’ tutti.

Novità anche sul versante opposto:  Marine Le Pen entra per la prima volta in parlamento: la leader del Front National con il 58% dei voti ha stravinto il ballottaggio contro l’avversaria di En Marche! nella circoscrizione del nord Pas De Calais dove per due volte aveva fallito l’impresa. Tuttavia va detto che il Front ha ottenuto un magro risultato dato che  con soli 8 rappresentanti non è in grado di raggiungere la quota minima dei quindici parlamentari necessari per formare un gruppo parlamentare autonomo.

Sempre stando ai numeri i Républicains (centrodestra) ne conquisterebbero circa 125 mentre l’estrema sinistra della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon meno di 30.

Con un tale peso scaturito dalle urne (del resto ampiamente anticipato giorni fa) il neo-inquilino dell’Eliseo dovrebbe riuscire a portare avanti quel processo tanto atteso – e tanto promesso in campagna elettorale –  sul fronte delle riforme.

Così il giovane Macron sembra avere davanti a sè  una autostrada supportato da una maggioranza schiacciante che metterà il silenziatore al resto dell’opposizione, la stessa che proprio per questo forte squilibrio tra forze parlamentari aveva paventato timori. Ma gli elettori così hanno deciso e ora è Macron che deve condurre la musica.

E come capita nel resto del mondo per i partiti che sono usciti con le ossa a pezzi da questo giro elettorale è tempo della resa dei conti. Girano voci che  la destra repubblicana, la sola in grado di tenere testa ai macroniani, potrebbe dividersi al suo interno. In questo senso potrebbero costituirsi due gruppi, ovvero quelli convinti che serva una opposizione dal pugno di ferro rispetto al nuovo esecutivo e coloro che invece propongono una linea meno intransigente e più aperta al dialogo.

Nubi all’orizzonte anche per il Front National che stenta a riprendersi dopo la clamorosa disfatta delle presidenziali.

E i conflitti tra correnti interne al partito stanno facendo il resto e rischia di portare al tracollo quello che rimane dell’estrema destra. Almeno per il momento.

Dal canto suo il numero uno dei Républicains, Francois Baroin ha commentato il risultato definendolo un  verdetto chiaro che dimostra quanto i  francesi abbiano voluto dare una svolta secca offrendo una netta maggioranza al presidente.

Baroin non ha poi dimenticato di evidenziare la buona campagna elettorale portata avanti dai repubblicani  che ha permesso la formazione di un gruppo parlamentare consistente.