Quando forze diametralmente opposte tra loro vogliono a tutti i costi stringere un patto che si basa esclusivamente sul mantenimento del potere la conseguenza è che si viene a creare una alleanza innaturale e dunque soggetta a continue e logoranti risse. E quello che accade a questo esecutivo raffazzonato nato da intrallazzi di palazzo che racchiude in se tutti gli elementi del peggiore trasformismo in salsa giallorossa.

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Così dopo mesi di incomprensioni e scontri al vetriolo tra i vari voltagabbana della maggioranza sinistro-stellata Giseppi prende al volo il suggerimento del dem Goffredo Bettini che propone di fare una verifica di governo. Vale a dire che il Pd ne ha le scatole piene di essere ostaggio del tandem Di Maio-Renzi che non perdono occasione di mettere i pali tra le ruote all’esecutivo.

“Dopo l’approvazione della legge di bilancio dovrà aprirsi la verifica di governo che è necessaria e che dovrà indicare un cronoprogramma fino alla fine della legislatura nel 2023”. Queste le parole del premier intervenuto al convegno dell’Eni.

Reduce dal polverone sollevato dalle polemiche sulla presunta trattativa segreta relativa al Mes e a ruota le frizioni che hanno alimentato il dibattito sulla manovra finanziaria Conte ha indubbiamente risentito il peso del contraccolpo. Questioni roventi su cui i tre “magnifici” soci di maggioranza – Pd, grillozzi e renziani – hanno continuamente minacciato di staccare la spina quando comunque nessuno  ha veramente creduto a tali ultimatum visto che per gente simile l’unica cosa che conta è la poltrona.

Divisi tra loro su tutto, quindi, e questo non fa presagire nulla di buono su una possibile stesura condivisa di un cronoprogramma come ha ipotizzato il presidente del consiglio. Insomma, il percorso è assai scivoloso e in salita, almeno per il momento. Ma visto che nessuno di questi vuole andare a votare riusciranno, come hanno fatto finora, a galleggiare tra scossoni, bugie  e ambiguità.