di Domenico Ricciotti

imageCome era fin troppo facile prevedere, anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha ricevuto un avviso a comparire per le indagini riguardanti la nomina di Renato Marra, fratello del più famoso, e una volta potentissimo capo del personale del Comune di Roma, Raffaele Marra, oggi in carcere per altro procedimento giudiziario.

Il garantismo, che abbiamo come guida, ci porta ad affermare che fino a sentenza definitiva passata in giudicato, tutti sono innocenti fino, appunto, a prova contraria. Tuttavia una riflessione va fatta, anzi deve essere fatta con serietà e chiarezza.

Non esistono gruppi politici, o partiti, o movimenti che, una volta giunti al governo o a capo di una amministrazione, siano totalmente esenti dal male endemico italiano della corruzione. Questo è nell’evidenza dei fatti. Il PD e il Centro destra governano molte amministrazioni regionali, provinciali e comunali e, quindi, i propri amministratori per qualsivoglia motivazione, anche la più banale, si trovano spesso coinvolti in inchieste della magistratura. Adesso, dopo la straordinaria affermazione degli ultimi anni del movimento 5 Stelle, presentatosi come l’unico composto da personale politico totalmente estraneo alla corruzione, si ritrova coinvolto in indagini della magistratura, non certo per un atteggiamento inquisitorio da parte dell’ordine giudiziario, ma per evidenti iniziative delle amministrazioni grilline non conformi alla legge. Anzi, dato l’esiguità del numero, i dati percentualmente sono peggiori rispetto agli altri partiti italiani.

Questo dato ci deve far riflettere su una questione dirimente della politica italiana dal 1992 ad oggi. Infatti, da quel periodo la classe politica italiana non è stata più selezionata, attraverso il voto popolare, mediante una sorta di cursus honorum, che andava progressivamente selezionandola dal consigliere circoscrizionale, a quello comunale, a quello provinciale e regionale fino al parlamento e ai ministeri, con incarichi via via più prestigiosi, ma conseguenti ad esperienze amministrative progressive. Dal 1992 in poi si è dato corpo nell’immaginario collettivo all’idea che tutto ciò che veniva dal mondo della politica fosse corrotto, sporco e negativo, mentre tutto ciò che proveniva dalla cosiddetta società civile (come se il mondo della politica fosse una società incivile!) fosse il meglio per la gestione dell’amministrazione dello Stato. Quindi, via i vecchi partiti politici, via le vecchie idee o ideologie politiche, via gli apparati e via pure le scuole di formazione politica che facevano parte della struttura burocratica partitica.

E così oggi ci siamo ritrovati una marea di dilettanti, malgrado la loro buona volontà, incapaci di muoversi ed amministrare con competenza lo Stato, al punto che siamo giunti al paradosso del pessimo governo dei tecnici, il governo Monti-Fornero. La classe politica dei dilettanti, impaurita dalla tracotanza eurocratica, indebolita dal rischio di inchieste giudiziarie, in un momento difficile per l’economia, forse creato ad arte da possibili “poteri forti”, ha completamente abdicato al suo dovere di assumersi le responsabilità politiche del governo e ha chiamato i tecnici a risolvere problemi che non competevano loro, anche perché non avrebbero mai risposto al corpo elettorale delle loro scelte scellerate.

Il confronto politico è così divenuto una continua guerra per bande con la costante delegittimazione dell’avversario. Il corrotto di turno. Pertanto, si andava affermando l’idea che basta un click ad un personal computer per selezionare il migliore candidato, oltre tutto senza alcuna esperienza nell’amministrazione politica, per ruoli di sindaci e consiglieri, di presidenti di regione e parlamentari. Ed è così che oggi ci troviamo con il comune di Roma paralizzato dalle scorse elezioni ed in balia di dilettanti allo sbaraglio. Sembra proprio una brutta copia del programma radiofonico di successo di Corrado, intitolato “La Corrida”.

Si è fatto un caso sul rinvio del bilancio chiesto all’amministrazione capitolina per tutta una serie di correzioni, cosa oltre tutto normalissima e che accade ovunque in tutte le amministrazioni. Ma il dilettantismo degli amministratori 5 Stelle lo si è rivelato soprattutto nella incapacità di insediare nelle caselle giuste uomini e donne preparati e capaci, politicamente intelligenti e, quindi, si è fatto ricorso a personaggi delle vecchie amministrazioni come l’assessore dimissionario Muraro e il potentissimo capo del personale del Comune di Roma, Raffaele Marra. Ferri vecchi, o addirittura vecchissimi, retaggio delle passate giunte, molto chiacchierate. E’ questo il motivo di grave preoccupazione, ovvero il dilettantismo dei cosiddetti nuovi e puliti che, invece, non sanno proprio dove mettere le mani, perché impreparati o, peggio, incapaci.

Le scuole di formazione politica e il vecchio cursus honorum servivano a preparare i potenziali amministratori almeno a leggere o redigere un bilancio, presentare una proposta, una mozione o una interrogazione o approvare con consapevolezza una delibera, a conoscere la macchina dell’amministrazione. Tutto questo non esiste più. Non che prima si stava molto meglio, ma era sicuramente meno peggio di adesso.

Virginia Raggi non è corrotta, ma è semplicemente una dilettante lanciata in un ambiente sconosciuto che non perdona gli errori e l’impreparazione. La selezione della classe dirigente è una cosa estremamente seria e da questa dipende anche il futuro del nostro vivere civile e dello Stato.