Lo avevano scritto in tanti, prima del referendum sul taglio dei parlamentari, che il risparmio che si sarebbe ottenuto sarebbe stata ben poca cosa (una cinquantina di milioni l’anno), ma la sorpresa di oggi è che non ci sarà nemmeno quello

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse30-11-2011 RomaPoliticaCamera - legge costituzionale su pareggio di bilancioNella foto: panoramica aula su banchi delle destraPhoto Mauro Scrobogna /LaPresse30-11-2011 RomaPoliticsChambers of Deputies - constitutional law on budget In the picture: overview of the emicycle

Nella Legge di Bilancio che sta per essere votata dal Parlamento, il Governo che l’ha redatta ha previsto che nel 2021 ben nuovi 800 milioni di euro saranno aggiunti al preesistente budget delle Camere e che dal 2022 per un tempo indefinito diventeranno 400 milioni l’anno. La motivazione, così come scritta nella prima versione è: “Esigenze del Parlamento”.

Niente risparmi, dunque e, invece, un aumento di spesa.

Se ne sono accorti, spulciando nell’oscuro Disegno di Legge, i giornalisti de “Il Tempo” che hanno subito pubblicata la notizia citando espressamente l’articolo 195 del provvedimento. A Palazzo Chigi si sono resi conto che la cosa non sarebbe suonata bene alle orecchie dei cittadini che in amore dell’anti-casta avevano votato per la riduzione del numero di quei “lazzaroni” e hanno immediatamente provveduto a correggersi.

Come?

Facendo sparire la giustificazione ma lasciando le cifre immutate. Hanno mantenuto la spesa ma, anziché attribuire quelle somme al bilancio del Parlamento, le hanno dirottate verso la cassa della Presidenza del Consiglio dei Ministri con una nuova (e volutamente misteriosa) motivazione: “Fondo per le esigenze indifferibili”.

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Se qualche incorreggibile cittadino ozioso causa Covid volesse capire cosa sia questo Fondo e a cosa serva dovrebbe leggersi l’articolo 1, comma 200 della legge del 23 dicembre 2014 numero 190.

Complicato? Ebbene, Stefano Feltri, direttore di Domani, lo ha fatto e ha trovato che i soldi previsti in quella legge servono: “per far fronte a esigenze indifferibili che si manifestano nel corso della gestione”.

Non è ancora chiaro?

Andando più a fondo si scopre che è denaro utilizzabile da parte della stessa Presidenza del Consiglio, senza doverne alcuna rendicontazione o vincolo di utilizzo. Prima di questo nuovo provvedimento quel Fondo Speciale disponeva di 25 milioni di euro, dall’approvazione della Legge di Bilancio la cifra sarà aumentata di 32 volte (il 3.200 per cento).

Dov’è finito il risparmio promesso? Misteri delle alchimie contabili.

A ben guardare, i 17 milioni di elettori che hanno votato per ridurre il numero dei nostri rappresentanti potrebbero avere anche altri motivi per porsi delle domande.

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Da più parti a suo tempo si era detto che se il taglio fosse stato approvato, occorrevano anche altri interventi legislativi per consentire l’entrata in vigore della nuova condizione: una modifica ai regolamenti delle Camere, due modifiche costituzionali (riduzione del numero dei rappresentanti regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica e trasformazione  da “regionale” a “circoscrizionale” dei collegi senatoriali) e il ri-disegno dei collegi elettorali per tenere conto del minore numero degli eletti. Ebbene, nessuno di questi provvedimenti ha ancora cominciato il dovuto percorso legislativo.

Considerato che per le modifiche costituzionali occorrono quattro votazioni (due alla Camera e due al Senato) e che tra i voti alle due Camere devono passare almeno tre mesi, diventa chiaro che passerà molto tempo prima che il processo possa completarsi.

La naturale conseguenza è che prima che tutto sia compiuto non si potranno tenere nuove elezioni.

Escludendo, poiché obbligati al rispetto dei nostri politici, che si sia trattato di una semplice presa in giro, dobbiamo pensare che tutto sia stato fatto soltanto per garantire agli attuali parlamentari di garantirsi il posto almeno fino a fine legislatura? E quali saranno le “spese improrogabili” che le due Camere dovranno affrontare?

Chissà se qualcuno avrà la bontà di soddisfare la impertinente curiosità.