Due ragazzini boicottano la prova orale dell’esame di maturità e diventano eroi della sinistra. Ma la cosa assurda è che per bocciare chi non si presenta ci vuole una nuova legge

La bancarotta di un sistema si vede anche da piccoli segnali, apparentemente poco significativi. Due ragazzini che boicottano la prova orale dell’esame di maturità non sono poi così rilevanti. Sarebbe ingiusto etichettare un’intera generazione di ragazzi e studenti per pochi imbecilli.

Noi continuiamo a pensare che siano una esigua minoranza i ragazzi che rigettano il merito, la responsabilità individuale, la competizione, ma sono coccolati da una buona metà del sistema mediatico e politico. La maggioranza silenziosa, in quanto tale, non è pervenuta ma c’è.

Due cose trasformano un fatto altrimenti trascurabile in una crepa ben visibile sull’edificio scolastico italiano.

Primo, in un sistema, e in un Paese, che non siano in bancarotta morale, i due ragazzini sarebbero stati bocciati e la cosa non sarebbe nemmeno finita sui giornali. E invece qui abbiamo i protagonisti di questa ultima furbata mascherata da “battaglia” politica e generazionale presi e portati sulle prime pagine dei giornali, con la sinistra e “veri liberali” che o invitano a comprenderne il “disagio”, o li ergono addirittura a eroi del dissenso verso concezione autoritaria dell’istruzione del governo Meloni. Esami e voti farebbero parte di una concezione autoritaria, così siamo messi.

La vita è piena di esami e giudizi, lo è da sempre. Una delle poche “frasi fatte” a contenere elementi di verità. Un esame non è una trincea, i voti non sono pallottole. Non c’è nulla di definitivo in un voto anche ingiusto, o nel “non venire compresi come persone”, è qualcosa che accade continuamente nella vita e si va avanti. Sta anche in questo la “maturità”.

Ma non solo una buona metà del mondo politico e giornalistico applaude i “ribelli” e piccona l’istituzione scolastica. Tra parentesi, “eroi” così coraggiosi che hanno messo in atto la loro azione di “disobbedienza” sapendo di aver il culo coperto, cioè di aver già raggiunto, con i crediti derivanti dal percorso scolastico e con la prova scritta, un punteggio sufficiente ad essere promossi.

È così che abbiamo appreso con sconcerto che a legislazione vigente non presentarsi senza giustificato motivo ad una delle prove di quello che è a tutti gli effetti un esame di Stato non comporta la immediata estromissione degli assenti.

Sì, perché il ministro dell’istruzione e del merito (sic) Giuseppe Valditara ha usato parole ineccepibili nel commentare questi casi:

“La valutazione finale terrà conto anche del grado di maturazione complessiva, dell’autonomia e della responsabilità. Abbiamo deciso di fare chiarezza. Lo studente che, senza giustificato motivo, non si presenterà all’orale o rifiuterà di rispondere dovrà ripetere l’anno. Atteggiamenti che deliberatamente intendano boicottare gli esami sono offensivi verso il lavoro dei commissari e verso la scuola, che è una cosa seria. C’è una bella differenza tra il ragazzo che dichiara di non voler rispondere e chi manifesta un momento di difficoltà”.

Ma l’uso dei verbi al tempo futuro ci dice che sarà così (forse) un domani, perché in Italia “ci vuole una legge” anche per stabilire l’ovvio. Il lavoro per ricostruire l’istruzione in Italia è ancora lungo, faticoso, direi penoso. Ministro, si sbrighi, più coraggio, qui ci vuole il lanciafiamme.

Federico Punzi – Atlantico