Una cosa è certa: Kim non sta bleffando e continua a sfidare gli Usa. La strada è ormai tracciata e l’ultimo test nucleare, che ha visto domenica esplodere una bomba H all’idrogeno, lo dimostra. Difficile immaginare le prossime strategie del regime di Kim Jong-un sempre piu’ imprevedibile. Di sicuro c’è che un Paese dove buona parte della popolazione soffre di malnutrizione, stretto da sanzioni economiche e soffocato da una dittatura militare sta diventando una potenza nucleare. Di conseguenza il pericolo per il mondo aumenta terribilmente. E tutto questo per colpa di un giovane stravagante, grasso con i capelli rasati in maniera ridicola che spiazzando sospetti e ipotesi formulate da autorevoli commentatori e analisti internazionali continua con i test balistici.
Ora è estremamente difficile prevedere quali saranno le prossime mosse del regime nord-coreano ma non è escluso che le motivazioni che portano Kim Jong-un a proseguire nell’escalation della tensione in Asia orientale siano da ricondurre a un preciso obiettivo: Pyongyang vuole che la Corea del nord sia riconosciuta come potenza nucleare. Solo in questo modo è convinto che potrà guadagnarsi il rispetto internazionale. Del resto lo sviluppo di armi atomiche da parte della dinastia Pyongyang arriva da lontano. Insomma, per il regime avere quel riconoscimento e quel rispetto da parte delle grandi potenze, come Stati Uniti, Russia, Cina e Giappone significa per Kim essere determinante nei negoziati che verranno… se verranno.
Tuttavia al momento ogni sforzo diplomatico, anche se piuttosto raffazzonato, è miseramente naufragato mentre la Corea del Nord non perde tempo e va avanti con il piano di sviluppo dell’ arsenale nucleare.
Il presidente Donald Trump fa la voce grossa, minaccia fuoco e furia ma alla fine è poco credibile e la confusione regna sovrana su una polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro, vista la natura del grottesco e borioso bamboccione che ha sempre il cannocchiale in mano. Essere in balia di uno così è assolutamente inaccettabile. Dunque due sono le alternative rimaste: il ricorso alla forza militare o accettare che la Corea del Nord sia un Paese dotato dell’arma nucleare.
Dobbiamo anche considerare la posizione ambigua della Cina che pur dando peso al pericolo rappresentato dal dittatore non è disponibile, almeno per il momento, ad applicare sanzioni in maniera più aggressiva come vorrebbero gli Usa. Inoltre
non sembra auspicare un tracollo del regime poiché significherebbe per Pechino vedersi l’intera penisola coreana sotto l’egida degli Stati Uniti. Dall’altra parte va detto che sia Trump che Xi jinping devono farsi responsabili della delicata situazione coreana. Ma la risposta al momento appare quanto mai caotica e tremolante. E questo gioca a vantaggio di Kim, un despota così caricaturale che vuole e deve essere preso sul serio. Una cosa è certa: va fermato il prima possibile a costo di pagare qualche prezzo. Lo si vorrà fare domani? Bene, il conto potrebbe essere molto più salato.