Draghi e Cartabia tirano dritto. Conte farà la faccia feroce, poi verrà a più miti consigli. La corda il M5S la può tirare fino a un certo punto: rischiano che i loro voti siano altri ad assicurarli

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In vacanza, per modo di dire: Matteo Salvini raggiunge a Milano Marittima l’amico Massimo Casanova ospite del suo ‘Miami’ e ‘Papeete beach’; Silvio Berlusconi nei buen retiri in Sardegna, o dalla figlia in Costa Azzurra; altri, come Maurizio Gasparri sotto il sole di Marettimo, e tra una comparsata e l’altra, si prestano in comparsate per distribuire premi al locale festival cinematografico, duettando con l’amica ed ex parlamentare Gabriella Carlucci…Più discreti, Enrico Letta o Giorgia Meloni, e comunque anche loro, come tutti, per qualche giorno, qualche ora, come canta Gabriella Ferri «Tutti ar mare, / tutti ar mare, / a mostra’ le chiappe chiare, / co’ li pesci,in mezzo all’onne, / noi s’annamo a diverti’…».
Niente da dire, beninteso; anzi: si potrebbe maliziosamente osservare che molti di loro, fino a quando sono in vacanza, almeno non combinano danni e lasciano Mario Draghi e il suo esecutivo lavorare in pace.
Solo che non è così. L’estate si annuncia torrida, e non solo per le alte temperature e gli sconvolgimenti climatici che ormai nessuno più si azzarda a contestare, neppure il più acerrimo nemico di Greta Thunberg.
La posta è altae la corsa per la conquista dei poterio il consolidamento dei medesimiè appena agli inizi. Conviene, con molta pazienza, descrivere i vari contesti, se si vuole sperare di venirne a capo.

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Si può cominciare con il Movimento 5 Stellein crisi, ma ancora con una discreta forza in questo Parlamento e che comunque può vantare uno zoccolo duro di ‘irriducibili‘. Come sia, hic et nunc, con loro tocca fare i conti: esistonoNon sono un blocco monolitico, ed è su questo che contano gli avversari. Beppe Grillo è sempre più un monarca che regna, ma non governa. Le sue ‘sparate’ via internet e blog possono conquistare qualche ritaglio di giornale e minuto nei notiziari televisivi; come da tradizione, la carne se la disputano vassallivalvassorivalvassini. In questo caso, la contesa è tra il cosiddetto filo-governativo Luigi Di Maio e l’aspirante Giuseppe Conte. La pratica governativa non più di primo pelo di Di Maio lo ha affinato, e lui punta al sodo: conquista ai suoi fedeli e sodali quante posizioni di potere reale possibili nelle varie articolazioni dello Stato. Personaggi che ai più dicono poco o nulla, ma che ‘pesano’ e soprattutto non ‘passano’, restano nei posti chiave, e non sono toccati dai giri di valzer della politica ufficiale. Conte in questi giorni è un po’ come Maria Sarti: la ballerina romana che sogna di diventare una vera attrice di prosa, non ne ha in numeri e si riduce a improvvisarsi cantante in un cabaret napoletano. Deve la sua ‘fortuna’ alla ‘mossa’: quel movimento d’anca che scandalizza i benpensanti e le procura un processo per oscenità. Dopo una quantità di sfortunati amori si unisce a un gruppo di futuristi, e si riduce infine a ripetere ai soldati in partenza al fronte, la ‘mossa’ che l’ha resa celebre. Conte, insomma, è una Ninì Tirabusciò della politicaCerca di darsi un’immagine contestando le proposte di riforma sulla Giustizia elaborate da Marta Cartabia. Fa la ‘mossa‘, dimenticando che Di Maio e gli altri Ministri del M5S quelle proposte le hanno lasciate passare, al Consiglio dei Ministri, senza batter ciglio. Cerca di cavalcare il malcontento malamente espresso da un gruppo di magistrati giustizialisti‘, non tiene conto del fatto che il pur sempre cauto e felpato Presidente della Repubblica ha con decisione ha riportato a ragione un Consiglio Superiore della Magistratura, che in parte si è sentito in dovere di esercitare addirittura una bocciatura preventiva, dimentico di come sia poco credibile dopo le clamorose rivelazioni dell’ex magistrato Luca Palamara.

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Il 30 luglio la riforma Cartabia andrà in aula a Montecitorio. Mario Draghi ha già annunciato che il Governo porrà la fiducia. In queste ore è in corso una mediazione, ma riguarderà gioco-forza dettagli: appunto un qualcosa che consenta a Conte di poter dire che ha fatto la ‘mossa‘. La corda il M5S la può tirare fino a un certo punto: rischiano che i loro voti siano altri ad assicurarli, e questo provocherebbe al loro interno un ulteriore tsunami: non ne hanno proprio bisogno. Conte farà la faccia ferocepoi verrà a più miti consigli: non ha la sponda del Quirinale, che invece ha un ottimo rapporto con Draghi. E’ giustificato l’ottimismo del segretario del PD Enrico Letta: «Il voto troverà la maggioranza unita, l’importante è approvare la riforma prima della pausa estiva».
Cartabia, del resto, mette le cose in chiaro: «Non è vero che i processi per mafia e terrorismo andranno in fumo. I procedimenti puniti con l’ergastolo sono improcedibili e per i reati più gravi si prevede una possibilità di proroga». Il Quirinale ha già fatto sapere di non vedere ‘problemi’ nella versione finale del testo. Un ‘ombrello’ che spazza via polemiche e tentativi di speculazione strumentale.
Questa la road map: tra martedì e mercoledì Conte vedrà i ‘suoi’ parlamentari, e separatamente quelli in commissione Giustizia. Questa mattina si riunisce l’ufficio di presidenza: pronto a confermare l’inammissibilità della richiesta di Forza Italia di allargare il perimetro della riforma all’abuso d’ufficio (i tempi, già stretti, della discussione, verrebbero dilatati), e a chiedere a ogni gruppo di individuare 10-12 priorità su cui concentrare i lavori. Di fatto si scremeranno gli oltre 1600 emendamenti che costituiscono di per sé un muro invalicabile; E aggirare minacciati ostruzionismi.
Draghi, come d’abitudine, dice quello che fa, fa quello che dice; «C’è un testo approvato all’unanimità in Consiglio dei Ministri, ma c’è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che non stravolgano l’impianto e siano condivisi».
Conte per conquistare la leadership del Movimento, ha acceso una partita con il Presidente del Consiglio. Di fatto quattro contro uno: di fronte, oltre Draghi, ha Mattarella, Letta, Di Maio. Può tentare possibili giochi di sponda con i due Matteo; ma Renzi e Salvini (quest’ultimo ha i suoi bravi problemi con Giorgia Meloni che in quanto a consensi gli alita sul collo), non gli concederanno nulla, anzi: lo useranno per giocare a loro volta una partita con Draghi. Che alla fine si assisterà a una vistosa frenata, lo si indovina dalle parole di Carlo Sibilia, sottosegretario all’Interno quota M5S: «Fidiamoci, si sta lavorando a una mediazione. No a bandierine e tifoserie, serve un punto di equilibrio. No sacche di impunità ma tempi certi. Evitiamo di basarci sul titolo di qualche giornale per giudicare».

Chiusa questa pratica, se ne apriranno immediatamente altre tre: elezioni amministrative, e comune di Roma in particolare; possibile candidatura a Siena di Letta (Renzi cerca di porre condizioni); e la partita per il successore di Mattarella. Con una non marginali appendici: la nuova legge elettorale, prima della fine della legislatura; e una nuova ‘geografia’ per quel che riguarda i posti chiave in RAI, reti, divisioni e radio-telegiornali. Si avrà modo di parlarne. L’estate è agli inizi…

Valter Vecellio – L’Indro