Al  ballottaggio il 7 maggio.

Il fallimento dei partiti storici

Si profila una sfida complessa per il secondo turno che si gioca tutta su contro o pro Ue: il 7 maggio prossimo si saprà se i francesi bocceranno definitivamente il famoso populismo per rilanciare un progetto europeo oppure se decideranno l’esatto contrario.

Saranno Emmanuel Macron, liberale di centrosinistra, e Marine Le Pen, del Front National che  non ha certo bisogno di presentazione, a giocarsi la conquista dell’Eliseo per i prossimi cinque anni, come del resto era stato pronosticato da buona parte degli analisti. Il primo turno ha visto i due contendenti incassare rispettivamente il 23,86% ed il 21,43%, uno scarto veramente ridotto che lascia aperto i giochi. Senza dimentica inoltre l’exploit del Fronte nazionale  che ottiene un risultato  inaspettato superando addirittura la soglia dei 7 milioni di voti. Nel campo delle ipotesi e dei retroscena potremmo azzardare che in questa seconda tornata Macron potrebbe auspicare di incamerare i voti dello sconfitto Francois Fillon, 19,94% dei consensi, ma come  sappiamo in questi casi la certezza non esiste. Tantomeno si può ipotizzare dove andranno a finire i consensi guadagnati dell’esponente della sinistra estrema Jean-Luc Melenchon, forte del suo 19,64%, che a scrutinio chiuso avrebbe riferito, a differenza degli altri sfidanti, che non darà nessuna indicazione di voto ai proprio elettori. Così, almeno, è ciò dice per ora. Vedremo nei prossimi giorni se si esprimerà diversamente visto che con Le Pen Melenchon ha alcuni elementi in comune come il viscerale antieuropeismo con spiccate simpatie per il protezionismo. D’altra parte gli estremi finiscono sempre per avere punti di contatto.

imagesIl  prossimo appuntamento con le urne se la vedranno quindi il giovane 39enne candidato centrista pro Ue Macron e il simbolo della destra antisistema Le Pen, 48 anni. Da considerare un elemento che ben fa capire come siano  cambiati i punti di riferimento della politica in Francia: per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica francese alle presidenziali nessuno dei due candidati dei grandi partiti di centrosinistra, vedi i socialisti, di centrodestra, i Républicains, vanno al ballottaggio. Mentre dal suo quartier generale di Henin-Beaumont Marine Le Pen tenta il tutto per tutto al fine di incrementare consensi definendo Macron erede di Hollande un altro candidato, Benoit Hamon, tra l’altro vincitore delle primarie socialiste che ha ottenuto un misero  6,36,, ha chiamato Macron per congratularsi del risultato assicurandogli il proprio  sostegno. Lo seguirà anche un altro sconfitto, Francois Fillon, della destra dei Républicains, che ha invitato a votare per l’ex ministro dell’Economia sostenendo che non esiste nessuna altra alternativa per sbarrare la strada a Le Pen.

imageIl duello Macron, di fatto semisconosciuto fino a qualche ora dal resto del mondo, contro la leader storica della destra Le Pen, rappresenta per antonomasia quale futuro vogliono i francesi: con o senza Europa, la classica politica dell’apertura al confronto, al dialogo contro quella del pugno duro piuttosto refrattaria alla diplomazia del compromesso con la tendenza a un protezionismo estremo dai risvolti ancora non del tutto chiari.