FORZA ITALIA: IL RITORNO DEI TRADITORI. SILVIO, PRENDILI A CALCI NEL CULO

Lo hanno dato per spacciato infinite volte e il risultato finale è che oggi Silvio Berlusconi è ancora lì, al centro della scena politica. Forse anche in parte costretto dagli eventi a rimanere, preso atto  che senza di lui il centrodestra si squaglierebbe come neve al sole. Alla faccia dei gufi  l’ex cavaliere è dunque in forma smagliante con Forza Italia in netta ripresa su un Pd in sofferenza lacerato al suo interno da forti contrapposizioni e un M5S che di fatto rimane alla finestra aspettando il momento opportuno per dare la definitiva spallata al sistema.

silvioberslusconi E adesso che Silvio è rinato la pletora di leccaculisti, voltagabbana e traditori vari vuole tornare alla “casa del padre”. Personaggi, molti di questi senza arte né parte, che senza Silvio non sarebbero stati nulla. Autentici miracolati che grazie a lui si sono ritrovati come d’incanto nelle aree parlamentari  e che poi gli hanno vergognosamente voltato le spalle credendo che fosse finito. E per andare dove? Da  Verdini o da quel bambolotto di Alfano, entrambi a capo di quattro gatti disperati. Insomma, ora è partita la corsa a marcia indietro per rientrare tra le fila degli azzurri: almeno lì, questo è in realtà il vero motivo che spinge tutti questi  peones del cotroesodo, hanno qualche chance per  essere rieletti. Il fatto che Silvio non dovrebbe permetterglielo, li dovrebbe prendere a calci nel culo. Altro che candidature e collegi sicuri. A casa, a lavorare, se un lavoro l’hanno mai avuto.

Paolo Romani, capogruppo forzista al Senato, conferma che a bussare alla porta sono più del previsto.

A spingere sull’acceleratore della “riconciliazione” degli opportunisti, finiti anche nella sparuta compagine dei centristi alfaniani che da anni sostengono la sinistra di Governo, il ministro per gli Affari regionali di Alternativa popolare, Enrico Costa. Questi ha affermato che pur di riagganciare Berlusconi è disposto a rinunciare anche al dicastero, come dopo qualche ora ha fatto. Andando avanti così Angelino, finito a fare da scendiletto a Renzi,  a forza di perdere pezzi si ritroverà in braghe di tela, ossia nel pseudo-partito rimarrà solo lui. Perché sul piede di partenza da Ap ce ne sono altri, da Massimo Cassano a Roberto Formigoni per arrivare a Pippo Pagano a Guido Viceconte. In disgrazia anche il gruppuscolo verdiniano in via di estinzione. Imbarazzate la manfrina della senatrice Eva Longo: dice che se ne era andata da Forza Italia per la situazione che c’era dalle sue parti, Salerno, e non per Berlusconi. Ma dobbiamo ancora ascoltare queste sciocchezze? Ora vede se tornare in Fi…  come se fosse questa signora a decidere. Oltre a lei starebbero per fare le valige Scavone, Compagnone e Falanga.

Mentre Piccinelli e Auricchio sono stati già reintegrati tra i  berlusconiani.

Dal  canto suo il capogruppo di Ap a Montecitorio Maurizio Luppi, da buon ciellino, vuole distinguersi e finge di volare alto quando in realtà rimane molto ancorato a terra, attento ai propri interessi cercando di garantirsi, come tutti gli altri, un futuro in Parlamento. Parla di grandi strategie per il futuro, addirittura di Europa sostenendo che sia il momento di costituire  il Ppe italiano  con Fi. E il resto dei centristi come lui, naturalmente.  Tra quelli che si apprestano al cambio di casacca potremmo ritrovare anche l’immortale Pierferdi, Pier Ferdinando Casini. Anche il democristiano non impiegò molto a saltare il fosso per mettersi al seguito dell’armata capeggiata da Renzi. Ora però che il fiorentino li ha tagliati fuori dai giochi  torneranno come pecore all’ovile di Arcore. Queste sì che sono lezioni di coerenza.

Berlusconi torna dunque protagonista della vita politica nostrana e da grande tessitore quale è sta vivendo un momento che ricorda molto il ’94 quando riuscì a insediarsi a palazzo Chigi sapendo mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.

Riuscirà anche questa volta a conquistare la maggioranza  per governate il Belpaese? Indipendentemente da come andrà una cosa è certa: la partita non è più tra Pd e M5S. Adesso c’è anche Silvio.