di Domenico Ricciotti

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Con una “puntualità” sconcertante, una potenza devastante ed una sequenza imprevedibile il terremoto è tornato a flagellare il centro della penisola. Dalla prima scossa ad Amatrice, quella del 24 agosto, alle due di ottobre (26 e 30 ottobre) di Norcia e della Val Nerina, tutte con intensità pari o superiore ai 6 gradi della scala Richter, adesso tocca la zona tra il reatino e l’aquilano con una sequenza di quattro scosse fino ai 5,5 gradi di intensità.

Sembra non venirsene più fuori da questo inferno, oltretutto aggravato da un clima invernale che sembra più antartico che mediterraneo. In alcune zone, la neve, per paradosso, sta facendo più danni dello stesso terremoto. In alcune zone siamo già a oltre due metri di neve e questa continuerà a cadere ancora per due giorni. E’ il disastro!

Occorre però notare, che alcuni nostri colleghi, citando fonti della Protezioni Civile, diano per epicentro quello stesso dell’agosto scorso. Ma ad una più attenta analisi, questa affermazione deve in parte essere precisata. Infatti, il sisma del 24 agosto ha avuto per epicentro la zona tra Amatrice, Accumuli (Lazio) e Arquata del Tronto (Marche); quello della fine di ottobre, invece, ha avuto per epicentro Visso, Ussita e Preci (Marche) e Norcia (Umbria); questo di gennaio ha avuto per epicentro la zona compresa tra Amatrice (Lazio) e Campotosto, Capitignano e Montereale (Abruzzo). Sono tre terremoti con caratteristiche diverse, legati ad una sola matrice, ovvero un gruppo di faglie che attraversano l’Appennino, ma con un sistema complesso di piccole faglie singole di circa 10 chilometri di lunghezza ognuna. Ogni evento sismico, scaricando l’energia accumulata nel corso del tempo, crea tensione nelle faglie collegate. Tuttavia queste, nel recente passato hanno generato terremoti a distanza di anni. In questi ultimi sei mesi si è assistito ad un rincorrersi di questi eventi sismici, come se il tempo avesse improvvisamente accelerato.

Nulla di eccezionale, ma a memoria d’uomo, non era mai accaduto. Tutto dipende dalla cosiddetta teoria della deriva dei continenti. La placca africana preme su quella europea e l’Italia si vede compressa in questa morsa. Da questa azione concomitante, la catena appenninica tende a comprimersi, e quindi ad innalzarsi, sul versante adriatico, mentre al contrario, sul versante tirrenico si assiste ad una distensione del terreno, quindi ad abbassarsi. In conclusione, l’Italia nella zona centrale si allarga di poco ogni anno.

Ma come ci si può difendere dai terremoti, dato che è assolutamente impossibile allo stato attuale prevederli? Precisiamo che, per prima cosa, occorre avere molta fortuna e trovarsi al posto giusto, nelle condizioni migliori e con una freddezza fuori dal comune. Detto questo come necessaria premessa, gli esperti della protezione civile, in un opuscolo che si reperisce facilmente sui siti istituzionale (Croce Rossa e Protezione Civile) ci danno alcune indicazioni di carattere generale, ma pratico, per evitare danni irreparabili, nel caso appunto che si abbia dalla propria parte la fortuna. Anzi, in questo caso la si aiuta.

Riassumiamo le regole base. Nel caso il terremoto ci sorprenda in un edificio, per prima cosa bisogna ripararsi in un vano porta che sia inserito però in un muro portante o sotto un trave. Occorre rifugiarsi sotto un tavolo per evitare di essere investiti da eventuali detriti. Occorre evitare di prendere l’ascensore, scendere o salire le scale, sono le parti più fragili dell’edificio. Poi, una volta uscito all’aperto, bisogna assolutamente evitare di sostare in prossimità di edifici o mura che potrebbero essere lesionati e, quindi, crollare anche successivamente. Non sostare in prossimità di impianti elettrici o elettrodotti, come pure di impianti industriali, per il rischio elevato di incendi. Evitare di sostare, con l’auto o senza, presso spiagge (per eventuale seguente tzunami), terreni franosi o sopra ponti, sono tutti luoghi a rischio. Non andare a curiosare in giro, né stare troppo al telefono per non intasare le linee e non intralciare l’azione dei soccorsi lasciando ai soccorritori le strade libere.

Infine, l’unica cosa che invece si deve assolutamente fare è quella di raggiungere aree aperte e sicure, lontano da edifici che possano crollare. E ricordarsi che bisogna certamente avere una buona dose di fortuna, ma che bisogna anche aiutarla.