Mattarella obbliga Renzi a rimanere

fino al varo della legge

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Appena eletto Donald Trump il presidente uscente Obama, seppur a denti stretti, disse che il sole sarebbe comunque sorto ancora. Stessa cosa si è verificata a casa nostra nonostante i numerosi iettatori che avevano configurato catastrofi qualora Renzi avesse perso la sua grande scommessa.
Nelle ore successive al trionfo dei NO alla riforma renziana  non si è registrato nessun cataclisma, le borse hanno reagito senza particolari scossoni, così come non vi sono state ripercussioni sullo spread. Insomma, tutto è andato liscio.
Dal canto suo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui è passato il pesante testimone dopo le dimissioni di Renzi, si sta muovendo a tutto campo. Nelle ultime ore è stato costretto a un tour de force tra contatti e incontri con i principali esponenti istituzionali con i quali ha valutato e riflettuto su tutte le possibili ipotesi al solo fine di  superare l’impasse.
Una cosa però è certa: il capo dello Stato resta fermamente convinto che non si possa aprire una crisi di Governo senza che prima non passi la legge di stabilità.
Sul tavolo la posta è troppo importante e Renzi,  soprattutto davanti al Paese, non si è sottratto alle proprie responsabilità accettando la richiesta di Mattarella di congelare le dimissioni e presentarle formalmente alla fine del passaggio parlamentare del documento finanziario che dovrebbe concludersi al Senato non più tardi di venerdì prossimo.
A conti fatti il Governo dovrà rimanere operativo ancora qualche giorno e poi si vedrà.
Tra le ipotesi più accreditate del dopo-Renzi rimane quella di un esecutivo guidato dall’attuale ministro dell’economia Pier Carlo  Padoan  che, a detta dei più, potrebbe garantire la discussione e la conseguente approvazione della manovra. Ma con il tempo si fanno spazio altre alternative come quella di affidare l’incarico al presidente del Senato Piero Grasso o a qualche outsider come Giuliano Amato. Resta comunque sicuro che chi sarà premier dovrà iniziare un percorso in grado di portare le forze politiche a trovare un accordo il più ampio possibile sulla nuova legge elettorale.
Per adesso la tabella di marcia prevede che nella giornata di lunedì Renzi darà ufficialmente le dimissioni, momento in cui inizierà la consueta girandola di consultazioni al Quirinale.
A Mattarella l’arduo compito di accertare se esiste una maggioranza capace di proporre un  accodo in grado di cambiare l’Italicum, legge che dovrà ricevere l’avallo della Consulta.
quirinale-5-1Ma nei corridoi del Quirinale già ci si chiede se il prossimo inquilino di palazzo Chigi sarà in grado di portare la legislatura al termine naturale. Si accettano scommesse.
Quello che ci si augura è che in tutti i protagonisti coinvolti prevalga innanzitutto il senso di responsabilità. In tali occasioni di estrema delicatezza e incertezza politico-amministrativa il pericolo di vedere danneggiato il ruolo nazionale e internazionale dell’Italia è altissimo.