Quando su un territorio in forte dissesto idrogeologico viene deciso un pesante e quindi eccessivo assedio di opere umane (spesso condonate o comunque autorizzate anche in aree a altamente a rischio) e quando manca la corretta gestione e la manutenzione del territorio si possono originare problematiche enormi come quelle di questi giorni in Liguria o in altre zone della penisola. Se poi in questa realtà di trascuratezza gestionale si innestano dinamiche meteorologiche atipiche ed intense si crea un concentrato esplosivo che porta a conseguenze drammatiche. Con morti, dispersi e danni a carico della collettività che si trova a pagare danni per una somma parecchio superiore a quella che sarebbe stata necessaria per una buona gestione preventiva del territorio.

 

Ora alla grave emergenza in Liguria dobbiamo con onestà affermare che si tratta ancora una volta di una tragedia annunciata dall’assenza di un presidio nelle aree maggiormente delicate in grado di prevenire i disastri ambientali del dissesto idrogeologico evitando così una nuova conta delle vittime, Un prezzo troppo alto che ancora una volta gli italiani pagano sulla propria pelle perchè alla cementificazione eccessiva – che viene puntualmente graziata dai condoni – si aggiungono i troppi interventi edilizi autorizzati in zone altamente a rischio che invece andrebbero liberate dalle esistenti costruzioni. Troppo errori, quindi, che evidenziano un vuoto amministrativo in termini di pianificazione che ha portato una ventina di regioni a richiedere negli ultimi anni lo stato di calamità naturale per dissesto idrogeologico.

L’elemento sostanziale che dovremmo comprendere sta nel fatto che le recenti e drammatiche vicende legate al maltempo e al dissesto del territorio impongono una seria analisi per intraprendere azioni concrete in grado di dare risposte valide, efficaci ma anche imprimere una netta inversione di rotta rispetto ai tagli riguardo le politiche ambientali e alla difesa del suolo. E’ sbagliato che la sconsiderata gestione della sicurezza idrogeologica continui a farsi dettare una sorta di tabella di marcia delle priorità da affrontare dal “comparto emergenza”  con il risultato di costi enormi per le popolazioni senza ottenere nessun risparmio per le casse pubbliche. Che, ironia della sorte, essendo costrette a risanare spendono molto di più  rispetto a quello che avrebbero speso se avessero adottato una direzione preventiva.

Veniamo ora al crollo viadotto sull’A6 Savona-Torino.

L’analisi sopra è la conseguenza dell’ennesimo allarme causato dal maltempo che da ore sta imperversando in tutto il nord ovest dell’Italia e che ha provocato il crollo di una porzione di un viadotto sull’autostrada A6 nel Savonese. Secondo le prime informazioni ha ceduto completamente una porzione di strada a pochi chilometri da Savona, altezza Madonna del Monte, nella carreggiata in direzione Torino. Il tratto interessato è quello tra Savona e Altare prima della prima galleria.

Dopo le prime verifiche da parte dei vigili del fuoco accorsi sul posto, fortunatamente sembra che il crollo del viadotto della Torino-Savona non abbia coinvolto mezzi e dunque non ci siano persone ferite. I vigili del fuoco però continuano le ricerche e le verifiche sul luogo dell’accaduto. Dai primi rilievi il crollo sarebbe stato causato da una frana della montagna che avrebbe ceduto per le forti piogge. Imponente frana staccatasi da alcune centinaia di metri sopra il viadotto e che avrebbe causato il cedimento dello stesso. Ma bisognerà attendere il risultato delle indagini per saperne di più.

Attenderemo dunque l’esito dei tecnici ma di sicuro possiamo sostenere con ragionevole certezza che il crollo del viadotto è l’ennesima, drammatica fotografia di un’Italia che, sotto il profilo idrogeologico, vive una fase di pericolo permanente ed è profondamente sbagliato parlare di emergenza maltempo ogni qualvolta si verificano avvenimenti di questo genere.

Basta allora con le solite frasi di circostanza dei soliti esponenti istituzionali che sfilano dopo qualche ora sui luoghi delle tragedie di fatto annunciate. Servono misure strutturali e non più provvedimenti-tampone. Serve subito una mappatura strategica delle aree e delle infrastrutture ad alto rischio e un piano per la messa in sicurezza dei territori. Non ci si può più permettere di perdere altro tempo.

Ultima analisi. Fa riflettere vedere un altro viadotto crollato che si trova nella stessa regione dove si è verificato il cedimento del ponte Morandi costato la vita a 43 persone. E’ vero, in questo caso si tratta di un altro concessionario stradale, ovvero non sono i Benetton. Però sorge spontaneo un interrogativo visto il risultato gestionale delle tratte autostradali: società di questo genere che hanno dimostrato gravi lacune sul fronte manutenzione non sarebbe forse meglio evitare che tali società non avessero più concessioni?

Intanto tocca segnalare una tragedia: e morta una donna nell’Alessandrino. I vigili del fuoco, con l’ausilio dei carabinieri, hanno recuperato ieri in serata il corpo della 52enne  travolta dal fiume Bormida e dispersa dalla mattina a Sezzadio, nell’Alessandrino. Il cadavere si trovava all’interno dell’auto trascinata dall’acqua fino a Sezzadio.