Hanno prestato soldi a cani e porci ben sapendo che chi li aveva richiesti difficilmente sarebbe stato in grado di restituirli. Ossequiosi funzionari, scalpitanti manager d’assalto, austeri consigli di amministrazione erano al corrente che il disastro era alle porte ma dei loro misfatti non pagheranno mai. Ne siamo certi, purtroppo. Del resto capita la stessa cosa quando si tratta di  magistrati: non pagano mai per i loro errori pur avendo magari rovinato una persona giudicata innocente al termine di un lungo ed estenuante calvario giudiziario.

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Così vanno le cose in questo nostro sciagurato paese dove a rimetterci di tasca propria siamo sempre noi cittadini. Chi aveva il compito di vigilare, ovvero Bankitalia e Consob, non ha svolto fino in fondo il proprio dovere limitandosi ai soliti controlli formali, visti i risultati. Politica e finanza – non è una novità – si sono scambiati una serie di favori in una fitta rete di interessi reciproci. E adesso c’è chi propone di nazionalizzare la banca. Altra follia.

La Banca popolare di Bari è stata commissariata da Banca Italia, quest’ultima ne ha disposto infatti lo scioglimento degli organi di gestione con provvedimento del 13 dicembre. Ora la Popolare di Bari è sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria. La decisione è stata presa in ragione delle perdite bancarie maturate negli ultimi anni. La banca, infatti, da tempo viveva un periodo di forte criticità che non è riuscita a superare. Così  uno degli istituti più importanti del Sud è finita a gambe all’aria a causa della cattiva gestione.

Ma non vi è nulla di nuovo. Chi doveva sapere sapeva ma evidentemente ha girato la testa da un’altra parte facendo credere che tutto andava a gonfie vele mentre in realtà tutto stava crollando. L’istituto già da diversi anni era in crisi per delle perdite dovute alla difficoltà di riscuotere crediti in eccesso e ormai deteriorati. Infatti l’istituto nel 2018 ha chiuso in rosso con perdite di 420,16 milioni di euro.

Non a caso è stata aperta una inchiesta per presunte voragini, come riportavano alcune cronache, dopo che la magistratura aveva aperto una indagine su presunte perdite nascoste nei bilanci di questa banca e derivanti, stando sempre secondo l’accusa, da malagestio, prestiti anomali, acquisizioni di altri istituti decotti.

Quindi ci risiamo. Il copione è sempre lo stesso. Anche per la Popolare di Bari stiamo assistendo, almeno questo sembra al momento, al perverso intreccio di scambi di favori tra poteri utilizzando il denaro dei correntisti. Risorse che sarebbero state destinate a finanziare progetti per lo più fallimentari dei soliti conoscenti, vale a dire persone inaffidabili sotto tutti i punti di vista e che già si poteva immaginare che non sarebbero mai stati in grado di onorare i propri impegni. Una gestione dunque scellerata, se così sarà provato, in netto contrasto con quella dinamica creditizia sbandierata ufficialmente dalla banca che invece ha chiuso le porte del credito solo ai comuni cittadini. Chi avrebbe dovuto vigilare, come detto sopra, non ha vigilato e il risultato è che ci ritroviamo dinnanzi a un nuovo caso Monte Paschi o Popolari venete.

Quello che fa imbestialire di tutta questa faccenda è che il contribuente – intendo noi naturalmente – si appresta ancora una volta a pagare il conto salato della malagestione di banche o altre società affondate dai debiti come, ad esempio, Alitalia.  Non è possibile che al verificarsi dell’ennesimo default di una banca lo Stato provveda al nuovo salvataggio mettendo le mani nelle tasche degli italiani mentre si viene a sapere che le pene per i manager che mettono in ginocchio aziende e banche non saranno inasprite. Non è forse questa una presa in giro?

E pensare che se un povero disgraziato non riesce più a pagare la rata del mutuo per gravi difficoltà economiche la banca si impossessa della casa, la metta all’asta e il poveretto si ritrova in strada. Vatti a fidare tu delle banche.