“Daremo all’Italia tutto quello che chiede”. Lo ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, rispondendo a una domanda sulla richiesta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha chiesto alla Ue di aiutare l’Italia ad affrontare l’emergenza Coronavirus.

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Bene, ma possiamo starne certi: se ci verrà permesso di ottenere maggiore liquidità superando la soglia consentita del deficit per combattere il Covid-19 – prima o poi i burocrati di Bruxelles ci presenteranno il conto. Perchè a personaggi del genere quello che sta veramente a cuore sono le regole finanziarie, la salvaguardia delle stabilità delle banche, il dominio dei poteri forti. Il resto non ha importanza. In parole povere pagheremo pesantemente le ricadute dell’emergenza sanitaria ed economica che stiamo fronteggiando. Un tempismo perfetto. Oltre al danno la beffa. Con una mano dà, con l’altra prende. L’Europa è fatta così.

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Fortunatamente se ne è reso conto perfino il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, che è uscito finalmente dal letargo lasciando cadere quella tradizionale e inutile retorica che nasconde la una chiara espressione dei principi diramando una nota dai toni severi e decisi  per sostenere che il nostro paese si sarebbe aspettato dalla “carissima” Unione una certa vicinanza per la grave situazione che si sta vivendo. Ma di vicinanza non si è vista neppure l’ombra. E allora, visto che la condivisione è stata nulla, Mattarella ha preteso che almeno i nostri “amatissimi”partner europei non ci mettano i bastoni fra le ruote che ostacolano la già difficile azione di contrasto all’epidemia.

Tuttavia i bastoni che ci siamo ritrovati fra le ruote – come del resto lo è stato in altre occasioni al di là del coronavirus – non sono stati pochi. Siamo considerati il lazzaretto del continente con la blindatura dei confini, ognuno fa i conti in casa propria, altro che aiutare chi si ritrova immerso nella tragedia sanitaria liberando risorse economiche necessarie. Risorse, non dimentichiamolo, che in realtà arrivano proprio dalle nostre tasche. Nessuno ci regala niente.

E come se non bastasse nelle ore scorse si è registrato un crollo storico dei mercati: la borsa ha chiuso con -17%, in fumo 84,2 miliardi di euro, il quadruplo di quelli che il nostro governo vorrebbe impiegare in deficit per affrontare il dramma.

David SASSOLI - EP President meets with Christine LAGARDE, candidate for the position of ECB President

Per questo “straordinario” risultato finanziario dobbiamo ringraziare la signora con con i suoi impeccabili tailleur di Chanel, i suoi foulard di Hermes e i suoi diamanti di Cartier, l’immagine dello chic francese, Christine Lagarde, il governatore della Bce succeduta a Mario Draghi. Alla sua prima importante uscita ha dimostrato di essere completamente inadeguata al ruolo assegnatole recentemente facendo crollare i mercati. Nella disastrosa conferenza stampa in cui doveva illustrare le misure che la Bce sta prendendo per sostenere i cittadini, le imprese e i governi nella guerra economicamente tossica per un virus subdolo se ne è uscita con “Non siamo qui per chiudere gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per gestire queste questioni”.

FILE PHOTO: Traders work on the floor at the New York Stock Exchange (NYSE) in New York, U.S., April 4, 2019. REUTERS/Brendan McDermid/File Photo

Ecco la frase che passerà alla storia di questa pseudo-Ue e che ha mandato in tilt le borse. Insomma, esattamente l’opposto del «whatever it takes» del predecessore Mario Draghi che con forza aveva ribadito l’impegno a fare «qualunque cosa» per contrastare la tempesta del 2011 contro alcuni Paesi in vista della rottura dell’euro. Una gaffe clamorosa, gravissima quella della signora francese. E proprio lei dobbiamo ringraziare per aver originato la tempesta, a fare perdere quegli 84 miliardi ai risparmiatori italiani, a fare schizzare alle stella lo spread.

Ora non sappiamo i drammatici risvolti che ci riserverà questa maledetta pandemia, quante saranno le vittime ma di sicuro tra queste, almeno che non ci sia un radicale cambio di passo, ci sarà questa Unione che non è la soluzione ma il problema.