Pierferdi nominato presidente della commissione d’inchiesta sulle banche. Scoppia la polemica
Strepitoso Pierferdinando Casini, quella faccia di tolla che si ritrova gli ha permesso di essere ancora lì, nella aule parlamentari che frequenta da oltre trent’anni. Una tale traguardo non è facile da raggiungere se non si hanno le doti naturali di adattabilità alle situazioni, se non si è in grado di cambiare idea o schieramento politico saltando dalla destra alla sinistra senza nessuna vergogna dando naturalmente sempre la colpa agli altri (in verità a quelli che invece sono stati realmente traditi). L’ex democristiano discepolo di Forlani non lo sposti neppure con le cannonate. Principe dei voltagabbana è disposto a scendere a patti con chiunque, a rimangiarsi quello che magari ha detto qualche giorno prima pur di non perdere lo scranno. Cambiare opinioni e idee secondo le convenienze facendo credere che si sta facendo la cosa giusta denota preparazione, esperienza, professionismo, grande abilità di trasformismo.  E in questo il funambolo Casini è un autorevole maestro. Nessuno può mettere in discussione le sue qualità di camaleonte della politica nostrana. Del resto il Parlamento è ricco di esponenti pronti a saltare il fosso per interesse personale.
Ultimo esempio di questa sua straordinaria e inscalfibile performance di  “coerenza” Pierferdi l’ha dato poche ore fa in occasione della sua nomina a presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche quando non più tardi dell’aprile scorso criticò duramente la volontà sollevata da più parti di costituire l’organo parlamentare sostenendo con forza e convinzione – solo in apparenza ovviamente visto poi la piega che ha assunto la vicenda – che istituire tale commissione sarebbe stata “solo demagogia e rischiosa  propaganda”.  Naturalmente alle parole non sono seguiti i fatti e ora il senatore moderato, centrista, cattolico è alla guida del gruppo. Ma toh, Pierferdi ha cambiato idea, adesso la pensa diversamente. Che novità. Voluto soprattutto dai democratici renziani è stato eletto oltretutto con la maggioranza assoluta: ha ottenuto 21 preferenze su 40. Sarà affiancato  dai vice presidenti senatore Mauro Maria Marino (Pd)  e Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia. Oggi stesso  si è dimesso (il doppio incarico sarebbe stato incompatibile altrimenti per Pierferdi non ci sarebbero stati problemi a occupare l’occupabile) dalla presidenza della commissione Esteri e ufficialmente è ora al timone  del gruppo che dovrebbe far luce sulle crisi del settore del credito. Ma sono pochi a scommettere sulla buona riuscita dell’operazione.
p.casini
Nel palazzo circolano voci che Casini abbia come obiettivo quello di calmare le acque cercando di abbassare i toni delle polemiche infuocate esplose in seguito alla   vicenda banche.  E già questo potrebbe profilare all’orizzonte il rischio  di  trascurare alcuni aspetti che potrebbero invece  aiutare a  fare chiarezza sulla questione  Ipotesi, certo, ma visto l’andazzo potrebbero anche concretizzarsi. Intanto la sua prima dichiarazione da presidente è stata un appello alla cautela. “Se qualcuno ritiene che questa sede debba diventare l’ideale palcoscenico per una lunga campagna elettorale in corso in Italia non pensi di trovare nel presidente alcuna complicità”. Commenti in stile altrettanto democristiano sono arrivati anche dal vertice dell’associazione bancaria attraverso il presidente Antonio Patuelli che ha affermato di guardare “con rispetto i lavori della commissione”.  E cos’altro doveva dire?
Al di là della neo-costituita commissione, che come tutte le altre non porterà a nulla di concreto, la nomina di Casini ha scatenato un turbine di critiche che del resto erano prevedibili. I primi ad attaccare i pentastellati che sul fronte banche stanno scaldando i muscoli in vista della campagna elettorale delle politiche previste per la prossima primavera,
Dal  palcoscenico della rete (il suo blog) come al solito Grillo non va tanto per il sottile e su Casini spara a zero dicendo che  questa nomina “è un atto di guerra che il Pd e la maggioranza del Parlamento pronunciano nei confronti del Paese reale. Casini, il simbolo della vecchia politica legata a doppio filo con le banche è il becchino dei risparmiatori truffati”.
Insomma, per i grillini significa stroncare ogni azione che potrebbe chiarire molti aspetti ancora oscuri sugli istituti di credito finiti nel mirino delle inchieste.  Non solo. Il fuoco incrociato di Grillo prosegue su Twitter che scrive: “Casini è amico di lunga data di Cesare Geronzi, ed è l’ex  genero dell’imprenditore – banchiere Francesco Gaetano Caltagirone”. A questo si aggiungono la voci che da tempo circolano negli ambienti ben informati, ossia  che l’ex presidente della Camera sarebbe recentemente entrato come membro del consiglio della fondazione Carisbo. Il motivo, sempre stando alle indiscrezioni raccolte, sarebbe da ricondurre alla volontà di sostituire il potente Giuseppe Guzzetti da anni al vertice dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni. Vero? Staremo a vedere. Certo è che la partita la si giocherà nelle stanze del potere politico-finanziario. Non c’è dubbio. Intanto i grillini sono già in trincea e in commissione  annunciano l’intenzione di convocare l’ex ad Unicredit Federico Ghizzoni per chiedere spiegazioni sulla famosa telefonata di Maria Elena Boschi su Etruria.