Brexit, la situazione si complica. Dopo il verdetto dell’Alta corte di Londra che sull’avvio della Brexit ha accolto il ricorso di un gruppo di attivisti favorevoli all’Ue  che chiedono un voto del Parlamento di Westminster e di conseguenza il ricorso annunciato dal governo presieduto di Theresa May, l’ultima parola adesso spetta alla Corte suprema inglese.
I giudici di questo tribunale di ultima istanza dovranno dunque risolvere un problema legislativo di peso rilevante relativo agli equilibri interni tra i massimi organi istituzionali e l’appellarsi a un articolo internazionale: il numero 50 del Trattato di Lisbona.

Ora la decisione spetta alla Corte Suprema

In sostanza il giudice dell’Alta Corte dando torto a Theresa May, che caparbiamente rivendica il diritto d’invocare l’articolo 50, ha innescato una grana di non poco conto e che nessuno si aspettava, tantomeno May. Stando alle prime indiscrezioni la prima udienza dovrebbe tenersi i primi giorni di dicembre ma per ora siamo nel campo delle ipotesi.
Spetterà quindi ai giudici riesaminare il verdetto dell’Alta corte, come del resto avviene da noi nei diversi gradi di giudizio, considerare eventualmente se la decisione presa possa essere stata influenzata da avvenimenti esterni legati alle naturali contrapposizioni createsi con la faccenda Brexit.

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Non resta perciò che aspettare la sentenza. Resta un fatto certo: comunque vada se il verdetto dovesse dare ragione al premier  inglese il governo non farà altro che rispettare  i tempi previsti in precedenza riguardanti l’uscita definitiva della Gran Bretagna  dall’Unione europea attraverso appunto l’articolo 50 entro il prossimo mese di marzo.
In caso contrari spetterebbe al Parlamento l’ultima parola.
C’è già però chi mette le mani avanti prevedendo ulteriori sviluppi che inevitabilmente  potrebbero allungare i tempi. Infatti la parte che da questo confronto nelle aule di giustizia del Regno Unito ne uscisse sconfitta potrebbe decidere di appellarsi alla Corte di giustizia europea in Lussemburgo.

Intanto la Scozia, che ha da subito storto il naso sull’abbandono dell’Ue, sembrerebbe intenzionata a schierarsi e prendere parte alla diatriba giudiziaria attraverso un esponente di prima fila, ovvero Gina Miller che si è messa di traverso riguardo la decisione dell’esecutivo May nell’appellarsi alla Corte suprema.
La partita quindi è aperta. E pensare che dopo il risultato del referendum sembrava una passeggiata l’addio all’unione.