L’assemblea legislativa dell’Umbria sancisce il respingimento delle dimissioni della presidente di Regione Catiuscia Marini, ai sensi dell’articolo 64 comma 3 dello statuto regionale. Lo fa con 11 voti favorevoli (compreso il voto personale della Presidente) e 8 contrari alla mozione di maggioranza.

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Nel lungo discorso in cui prende la parola, la Presidente spiega che il suo e’ un voto tecnico e che ora spetta a lei la “decisione di confermare o ritirare, nella piena autonomia e serenità, per poter fare una riflessione esclusivamente politica. “E lo farò in tempi brevi – aggiunge – . Non lascio macerie, né in materia di bilancio,
né sul sistema sanitario. Ho sempre agito con onestà, con buonafede e nel rispetto della legge. E ci sta – sottolinea – che questa sia una legislatura a chiusura anticipata, ma se mi dovessi attenere al codice etico del PD, dovrei attendere mesi di legislatura”.

E infatti, oltre all’appello apologetico pro-Marini, è proprio questo il messaggio che passa dall’intervento pregresso del consigliere Rometti, Se-R: “È necessaria una valutazione dei 9 anni che abbiamo alle spalle e chiederci cosa succede se interrompiamo la decima legislatura in modo disordinato, con una campagna
elettorale che durerà 6 mesi. La valutazione sulle ultime due legislature non deve fondarsi su voci negative che dipingono la Regione in modo non veritiero. Chi arriverà dopo di noi troverà un ente sano e ben amministrato. La nostra sanità è un’eccellenza, i soldi europei sono stati ben spesi. C’è modo e modo di
arrivare al voto anticipato, entro la fine del 2019”.

Pro Marini è anche la posizione del consigliere Solinas, Articolo 1: “Sciacallaggio politico nei confronti della Marini non è stato compiuto dalle minoranze, ma dal PD e da parti politiche amiche. Quindi, se la Marini cadrà, sarà per fuoco amico. È stata costretta a dimettersi dal suo partito in un momento di debolezza
politica”.
E di guerra interna al PD, da cui sarebbero scaturite le dimissioni della Marini, parla anche la Lega di Mancini che, per primo, affonda il dito nella piaga… sociale: quella della sanità umbra: “Quello che è emerso non riguarda solo la Presidente Marini, ma un’intera classe politica e sanitaria che ha gestito la sanità umbra. E questa è una responsabilità del PD.”
E poi, i toni si fanno più accesi, le accuse diventano più pesanti: si parla di un contesto di vasta collusione, permeato da un meccanismo “para-mafioso eretto a sistema, stando a quanto si dice nelle carte, da cui emergono circostanze di una gravità eccezionale “. Così dichiara il pentastellato Liberati.
E le carte a cui fa riferimento, si sa, sono quelle legate alla maxi-inchiesta sui concorsi truccati, secondo la ricostruzione della Procura di Perugia, del sistema sanitario regionale. Sono quelle del sistema delle raccomandazioni che, stando alle intercettazioni telefoniche, permeava tutti i settori sanitari dell’azienda
ospedaliera perugina. Sono quelle dello scambio delle tracce dei concorsi, di quelle prove pilotate sotto le pressioni dei vertici istituzionali e politici che hanno portato agli arresti dell’assessore alla salute Luca Barberini, del segretario del PD Gianpiero Bocci, del direttore dell’azienda ospedaliera di Perugia Emilio Duca. E all’iscrizione nel registro degli indagati della Presidente della regione, Catiuscia Marini. Nei confronti della quale, l’attività di indagine svolta ha fatto emergere una gestione clientelare della sanità pubblica, che le è costata le accuse di abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e
falso.
E si, che il sistema giudiziario italiano è fortemente garantista, e l’articolo 27 della Costituzione italiana, comma 2, recita che l’imputato non è considerato colpevole fino a condanna definitiva; e le sentenze spettano alla magistratura. Ma il giudizio morale e’ un’altra cosa! E’ arduo compito mantenerlo disgiunto da quello politico, come più volte si è caldeggiato in aula in corso di assemblea. Perché mentre le arringhe pre-votazioni dimissionarie si susseguono, il pensiero ritorna “a bomba”: trascrizioni di intercettazioni che testimoniano di candidati da sistemare a tutti i costi, anche davanti al miglior concorrente, se non e’ sponsorizzato; consolidato sistema di prassi illecite, per le quali “vali “vali di più per chi conosci, piuttosto che per quel che sai fare”. Questo è il vergognoso quadro delineato dagli inquirenti, dal quale emergono, certamente, responsabilità politiche gravissime. Ma anche morali! Perché dobbiamo ricominciare a pensare che la distinzione fra politica ed etica, è una distinzione, non una separazione. E non può esserci politica senza morale.
Dajana Rampiconi –  UFFICIO STAMPA NAZIONE E FUTURO