La “normalità raggiunta” da difendere per Draghi è l’apartheid: si è incartato con le sue stesse bugie, come quel bugiardo patologico che, smascherato, tenta di svicolare inventandone sempre di più grosse. Esonero dei “trivaccinati” dalla quarantena troppo poco per scongiurare il rischio di bloccare il PaeseVaccino obbligatorio per lavorare solo rinviato: si farà a gennaio

Siamo in piena e delirante dinamica da capro espiatorio. Cosa ha costretto Cabina di regia e Consiglio dei ministri a riunirsi in tutta fretta ieri pomeriggio, a soli 5 giorni dall’ultimo decreto legge (24 dicembre)? Il collasso del sistema dei tamponi. E la richiesta, dunque, delle Regioni, di alleggerire le regole sulle quarantene.

Il diffondersi della variante Omicron e la corsa dei vaccinati al tampone natalizio, caldamente raccomandato dalle autorità politiche e sanitarie – presidente del Consiglio incluso, più volte, durante la conferenza stampa del 23 – hanno determinato, oltre al collasso del sistema dei test, un boom di casi positivi, molti dei quali del tutto asintomatici e molti ovviamente tra i vaccinati con doppia o terza dose (64 mila sui 98 mila di ieri, si può stimare sulla base degli ultimi dati ISS disponibili).

Ulteriore dimostrazione che i vaccini non fermano la trasmissione del China virus – nemmeno con la terza dose. Il corto circuito logico è devastante: il governo induce anche i vaccinati a testarsi per i cenoni natalizi, i contagi esplodono e cosa decide di fare? Punire i non vaccinati, proprio nel momento in cui, con Omicron, è più evidente che mai che non c’è alcuna differenza apprezzabile, sul campo, tra vaccinati (anche con terza dose) e non vaccinati nella diffusione del contagio.

Ora, con 100 mila contagi nelle ultime 24 ore, in un Paese con il 90 per cento della popolazione over 12 vaccinata o guarita da non più di 6 mesi, e il 60 per cento di quella eleggibile boosterizzata, chi può ancora bersi la balla che sia tutta colpa dei no-vax, una minoranza sempre più esigua? I casi positivi tra i vaccinati con doppia o terza dose sono ormai la norma, sono entrati nel nostro vissuto quotidiano. Quella contro i non vaccinati è quindi una vera e propria persecuzione politica, basata su una bugia che ha le gambe sempre più corte. Dicono: ma riempiono le terapie intensive. Vero che rischiano di più, ma i numeri al momento sono sotto controllo.

Politicamente, la cosa più preoccupante è che nemmeno di fronte al clamoroso fallimento del Green Pass (introdotto, ricordiamolo, “al fine di prevenire la diffusione dell’infezione da Sars-CoV-2“, come si legge testuale nei decreti), al collasso del sistema dei tamponi e al venir giù di tutta la sua narrazione, il governo sembra in grado di ammettere gli errori e cambiare strada. Al contrario, chiuso nel suo bunker insieme ai suoi “esperti”, rilancia, non riuscendo a far altro che perseverare nell’inutile e odioso schemino premi ai vaccinati e punizioni ai non vaccinati. Si è incartato con le sue stesse bugie, come quel bugiardo patologico che, smascherato, tenta di svicolare inventandone sempre di più grosse.

L’obbligo di super Green Pass (vaccino o guarigione) viene esteso dal 10 gennaio ai trasporti pubblici locali e regionali, agli alberghi, ai ristoranti persino all’aperto e a tutto il resto. Un ragazzo non vaccinato, oltre a non poter andare in palestra, in piscina e non poter praticare uno sport di squadra, nemmeno all’aperto, non potrà recarsi a scuola con i mezzi pubblici, con buona pace del diritto all’istruzione. Come ricorda Vitalba Azzollini su Twitter, “il trasporto pubblico locale è un servizio essenziale pure perché consente l’esercizio di diritti costituzionali, come quello all’istruzione (e al lavoro, ndr). Se sarà confermato che sui mezzi di trasporto serve il super Green Pass, senza obbligo vaccinale diretto, si tratterà di una misura incostituzionale”.

Si tratta, lo ribadiamo per l’ennesima volta, di un obbligo vaccinale surrettizio, a cui non corrisponde da parte del governo una assunzione di responsabilità per i casi avversi gravi. Non è previsto infatti alcun indennizzo diretto, non essendo i vaccini anti-Covid formalmente obbligatori ma solo “raccomandati”. E come abbiamo ricordato più volte, e come spiega Vitalba Azzollini da tempo, “è servita una pronuncia della Corte costituzionale per ciascun vaccino raccomandato a cui è stato esteso l’indennizzo. Quindi, serve una nuova pronuncia per estendere l’indennizzo anche ai danni da vaccini anti-Covid“.

Con il Green Pass basic (test negativo) i non vaccinati potranno solo andare al lavoro, anche se con mezzi propri e probabilmente non per molto tempo ancora. L’estensione del super Green Pass al lavoro pubblico e privato, infatti, è stata stoppata dalla Lega nel Cdm di ieri sera – dopo essere stata fortemente caldeggiata nelle scorse ore dalla Conferenza delle Regioni, presieduta da un leghista – ma è solo rinviata: “Se ne discuterà in un prossimo Cdm”. A questo ritmo, tra una settimana, a gennaio…

Come ampiamente previsto, inoltre, nel girone dei dannati non vaccinati finiscono anche i vaccinati con doppia dose: dal 1° febbraio, allo scadere dei 6 mesi, perderanno tutti i privilegi, venendo equiparati in tutto e per tutto agli odiati no-vax. Bonus platino invece ai vaccinati con terza dose (e ai vaccinati o guariti entro i 4 mesi): in esclusiva per loro, esonero dalla quarantena in caso di contatto con un positivo.

Nessuno del governo sembra aver preso in considerazione l’ipotesi che a fronte di molti non vaccinati che potrebbero cedere al ricatto finale, altrettanti irriducibili potrebbero invece essere indotti a scegliere deliberatamente la strada del contagio, con il rischio più che concreto di peggiorare così i numeri di ospedalizzazioni e terapie intensive. Non sempre è una buona idea chiudere ogni via di fuga al nemico sconfitto, pur di umiliarlo.

Togliere ai non vaccinati anche lavoro (e stipendio), un diritto fondamentale, oltre che incostituzionale non servirà a fermare i contagi e, quindi, ad evitare il blocco del Paese. A causare il blocco sarà, in ogni caso, la assurda burocratizzazione della pandemia nel nostro Paese, il groviglio di regole insensate, e in larga misura inapplicabili, su quarantene, isolamenti e tamponi.

La soluzione non è il lockdown dei non vaccinati (parentesi: non c’è nulla di simile al mondo, nemmeno in Germania), ma rimuovere l’assurdo “lockdown dei raffreddati”, come deciso due giorni fa dal CDC Usa, per esempio (non un covo di negazionisti): dimezzamento da 10 a 5 giorni dell’isolamento dei positivi asintomatici, senza obbligo di test; esonero dei vaccinati con terza dose dalla “quarantena da contatto” e quarantena ridotta a 5 giorni senza distinzioni tra non vaccinati e vaccinati da oltre 6 mesi, con test al quinto giorno consigliato ma non obbligatorio.

Decisioni assunte sulla base delle conoscenze attuali, secondo cui “la maggior parte della trasmissione di Sars-CoV-2 si verifica generalmente nei due giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi e nei 2-3 giorni successivi. Quindi, i positivi devono isolarsi per cinque giorni e, se asintomatici in quel momento, possono lasciare l’isolamento”. “C’era il rischio che finissimo con così tante persone asintomatiche in isolamento per 10 giorni, da causare un forte impatto negativo sulla nostra capacità di far funzionare la società. Da qui la decisione di dimezzare la durata dell’isolamento”, ha spiegato Anthony Fauci.

Il tampone non è richiesto al termine dell’isolamento, ha spiegato il direttore del CDC Usa, Rochelle Walensky, perché i test PCR possono risultare positivi fino a 12 settimane (3 mesi!). Non c’è – e non c’è mai stata, anche prima di Omicron – la necessità di un tampone negativo per accertare la guarigione e la non contagiosità. Anche questa, come la possibilità dei vaccinati di contagiarsi e contagiare, e la copertura dei vaccini che decade dopo 5-6 mesi, è una conoscenza acquisita da molto tempo. Da mesi negli Usa si è liberi dopo 10 giorni, se asintomatici, senza test. In Italia, ai positivi asintomatici viene tuttora fatta scontare una pena ingiustificata dal punto di vista sanitario, senza alcuna base scientifica.

Il governo Draghi ha seguito l’esempio statunitense solo a metà, adottando – e solo in parte – la seconda misura: l’esonero dalla “quarantena da contatto” per i vaccinati con terza dose (e vaccinati o guariti entro i 4 mesi), ma comunque con un test negativo al termine del periodo di “autosorveglianza” di 10 giorni. Poco comprensibile: se ci vuole un test, meglio prevederlo dopo 4-5 giorni dal contatto, termine entro il quale si manifesta la positività.

Ancora una volta, sulle evidenze scientifiche ha prevalso l’intento di premiare i vaccinati. Ed è comunque troppo poco per scongiurare il rischio di bloccare il Paese, che deriva non solo dalle quarantene da contatto, ma come spiegava Fauci dalle “tante persone asintomatiche in isolamento per 10 giorni” (da noi anche fino a 21 giorni!).

D’altra parte, ridurre il periodo di isolamento dei positivi asintomatici (oggi liberi dopo 10 giorni con test negativo, dopo 21 giorni senza test, contro i 5 negli Usa) avrebbe significato riconoscere Omicron come un raffreddore e avviarci verso il ritorno ad una vera normalità. E questo evidentemente è considerato dal governo e dai suoi “esperti” un rischio più grande per la narrazione ufficiale.

Tra qualche settimana, ci troveremo forse a dover ringraziare doppiamente la variante Omicron: per aver soppiantato in pochi giorni la Delta con una forma meno grave della malattia, ma anche per la sua più elevata contagiosità. Di fronte a centinaia di migliaia di contagi, ma ad un impatto sostenibile sui sistemi sanitari, come già stiamo vedendo, i governi – almeno quelli che non hanno completamente perso lucidità come quello italiano – saranno costretti ad una valutazione del rischio Covid/Omicron più corrispondente alle evidenze scientifiche e cliniche: per poco più di un raffreddore non si può bloccare un Paese.

Dopo il fallimento sul Green Pass, la serie di imbarazzanti menzogne dalla scorsa estate e il collasso del sistema dei tamponi (che non ha retto alla combo quarantene insostenibili più allarmismo), se il presidente Draghi non azzera i vertici del Ministero della salute, dell’ISS e del CTS, qualche domanda su Sua Competenza dovreste cominciare a porvela.

Federico Punzi- Atlantico