di Domenico Ricciotti

Dopo il lungo e triste tramonto della giunta Marino, soffocata dalle troppe speranza riposte e insoddisfatte, dai troppi scandaletti che ne hanno minato la credibilità, gli elettori romani si sono rivolti verso chi ancora non si era sporcato le mani con l’amministrazione capitolina e le sue lordure: il Movimento 5 stelle. Alla prova dei fatti l’ennesimo disastroso fallimento.

La giunta Marino cercava di difendersi, dopo due anni di amministrazione della città, al grido di “lasciateci lavorare” per il bene della città. E per fortuna dei romani il governo Renzi ha fatto, forse inconsapevolmente, la cosa giusta: ha mandato tutti a casa. Ma l’elettore romano, ormai disperato, ha deciso a larga maggioranza che questa volta sarebbe toccato ai 5stelle di governare quella sentina di vizi che è l’amministrazione capitolina, una macchina invero ingovernabile e che anche cambiando i dirigenti rimane sempre uguale a se stessa nel peggio.

E mal gliene incolse!

Abbiamo appreso solo ora che anche a Roma i 5stelle sono uguali agli altri. Però con l’aggravante del dilettantismo e della sventatezza, per dare loro ancora un po’ di fiducia. Il 5 giugno del 2016 si era capito che a Roma avrebbero dettato legge i 5stelle. Il 19 giugno seguente Virginia Raggi stravinceva il ballottaggio. Solo ora ci è stata fatta balenare l’ipotesi che le comunarie interne al Movimento 5stelle siano state teleguidate, al meglio, con l’uscita di notizie false sul candidato sconfitto a sindaco del movimento, Marcello De Vita, che ne inficiò la credibilità a tutto vantaggio della Raggi. Che dire, come inizio non c’è male! Poi, il giorno dopo la trionfale vittoria, ovvero quando si doveva dare prova di essere realmente differenti, non solo a parole, ecco gli intoppi. Scelte a dir poco sbagliate che, invece di basarsi su curricula certi e impegno politico coerente, ci si è affidati all’improvvisazione e al riciclaggio di ferri vecchi, legati a tutte le amministrazioni precedenti sia nere che rosse. E una volta trovati, costoro pochi giorni dopo la nomina provvedevano a dare le loro dimissioni per incompatibilità ambientale o per eccesso di stipendio, o per intervento dell’ANAC.

La povera Raggi, senza una struttura partitica cittadina, non ha potuto selezionare una classe dirigente degna di questo nome, e quindi si è affidata a coloro che aveva conosciuto nella precedente consigliatura, Marra, Muraro e Frongia, tanto per non fare nomi e questi non hanno fatto altro che metterla ancor più in difficoltà. Vogliamo credere, anche oltre ragionevole dubbio, che Virginia Raggi sia stata forse “Raggirata” per superficialità, per solitudine, per incapacità di verificare le persone, per l’assenza di una struttura partitica. La Raggi si è affidata al “gatto e la volpe” di pinocchiesca memoria. Chi spingeva per la promozione illegale del fratello, che per mantenere un posto nella filiera della “spazzatura” romana, chi invece, nascostamente e alle spalle del movimento, cercava di emergere ed occupare un posto di rilievo e forse avere uno stipendio maggiore.

imageSta di fatto che a 8 mesi dalla vittoria elettorale, il sindaco ancora non riesce ad avere una macchina amministrativa funzionante, falcidiata da dimissioni, mancate nomine e arresti o autosospensioni. Non è solo l’incapacità del sindaco Raggi, ma è l’intero movimento 5stelle che non ha una classe dirigente e amministrativa capace di sostituire quelle precedenti.

Il Movimento 5stelle, con buona pace di Grillo, Casaleggio jr, Di Maio, Di Battista, Fico e Lombardi, ha fallito sotto ogni aspetto e Roma non è governata in alcun modo e in nessun settore. La nomina di Renato Marra a dirigente, voluta dal fratello Raffaele e sottoscritta da Virginia Raggi, dimostra una cosa sola: tutti in politica sono uguali. Non basta sgolarsi e dire che gli altri sono corrotti e poi non si è in grado di agire diversamente, oppure si è incapaci di accorgersi di corruzioni che ci passano sotto il naso. La politica non è un gioco per dame di san Vincenzo o per educande, in politica, soprattutto nell’amministrazione della cosa pubblica, ci si deve ogni giorno sporcare le mani, confrontarsi con marpioni che fanno vedere cose che non ci sono. E invece di mandare una giovane avvocato allo sbaraglio, ci si doveva impegnare prima per selezionare accuratamente la classe dirigente amministrativa del movimento.

Grillo forse è rimasto spiazzato dalla vittoria a Roma come a Torino; ma mentre nella città sabauda si è riusciti a fare rapidamente un apprendistato appena sufficiente; a Roma, dove tutto è molto più difficile di qualsiasi altra parte d’Italia, si è fallito miseramente. E se si è fallito a Roma, figuriamoci cosa mai accadrebbe una volta conquistato il governo nazionale.

Attento Di Maio, se realmente il Movimento 5stelle riuscirà a superare la quota del 40% alle prossime elezioni politiche, come tu ottimisticamente affermi, ricordati di suggerire a Grillo di far eleggere persone preparate e di mettere al governo personale altamente qualificato che goda della fiducia della gente e non solo di Grillo e di Davide Casaleggio.

Tuttavia per Roma mi sento di auspicare, dopo un breve periodo di coma politico, una rapida morte assistita, per consentire che Roma possa esprimere una classe politica veramente nuova ed efficiente. Infatti, in otto mesi della giunta Raggi si ricordano solo il caso Muraro, il caso Marra e il no alle Olimpiadi capitoline, ma anche probabilmente il no al nuovo stadio della Roma. Poco, troppo poco e, soprattutto, male!